14 febbraio 2013 10:00

Ho 37 anni e un figlio di 14 che ho cresciuto da solo praticamente da quand’è nato, con l’aiuto di qualche caro amico e dei parenti che vivono da queste parti. Nel complesso è un bravo ragazzo: a scuola prende voti decenti, raramente combina casini. Il nostro non è un rapporto perfetto – io lavoro molto e lui è un adolescente – ma grossi problemi non ce ne sono.

Da un annetto a questa parte, però, mi sono convinto sempre di più che sia gay. Gli ho trovato dei porno gay sul computer (sì, ci guardo, le bollette le pago io e sono suo padre), il suo interesse per le ragazze è pari a ZERO ed è sempre stato un po’ effeminato, anche se questo mi rendo conto che potrebbe essere uno stereotipo infondato. Personalmente non ho nessun problema con i gay e sono totalmente a favore dei pari diritti per le coppie omosessuali. Non voglio fingere che per me non farebbe nessuna differenza e che non dovrei adattarmi psicologicamente alla situazione, almeno un minimo, ma lo dico sinceramente: se davvero fosse gay gli darei tutto il mio affetto e il mio sostegno.

Mio figlio ha un amico – lo chiameremo “Intruso” – che spesso viene a casa nostra. A volte anche quando io non ci sono. Spesso se ne stanno in camera da soli con la porta chiusa. Se Intruso fosse una ragazza, certe cose non sarebbero permesse. A mio figlio il discorsetto sul sesso (eterosessuale) l’ho fatto, e lui sa che per il momento preferisco che non sia sessualmente attivo. Ma l’amicizia con un altro maschio non è sessuale… almeno finché non lo diventa. Non ho la certezza che tra loro sia mai successo qualcosa. Intruso è un ragazzo a posto, e conosco i suoi genitori. Per me non è un problema se loro due si frequentano. Se però mio figlio fosse gay, le regole sulle frequentazioni con gli amici maschi sarebbero diverse, più rigide. MA COME FACCIO AD AFFRONTARE IL DISCORSO?

Mio figlio è un ragazzo sensibile, e ho paura che finisca per mentirmi o diventare ostile. Se invece non è gay, temo che un’allusione a questa cosa possa compromettere seriamente il nostro rapporto e ferire il suo orgoglio. Insomma, mi trovo a nuotare in acque sconosciute, e senza giubbotto di salvataggio.

–Dad Under Duress

“In un mondo perfetto, Dad Under Duress troverebbe un modo – con calma e prendendola alla larga – per incoraggiare il figlio a fare coming out con lui”, sostiene John Schwartz, corrispondente del New York Times, padre di tre figli e autore del libro Oddly normal: one family’s struggle to help their teenage son come to terms with his sexuality (Stranamente normale: gli sforzi di una famiglia per aiutare il figlio adolescente ad accettare la sua sessualità). “Invece di affrontarlo in modo diretto – “Scusa, sei gay?” – DUD potrebbe introdurre l’argomento omosessualità nei discorsi di tutti i giorni. Parlare di questioni come i matrimoni tra persone dello stesso sesso o degli articoli di giornale che toccano temi lgbt. Nello spazio intermedio che esiste tra l’incalzare e il far finta di niente, suo figlio potrebbe decidere che in fin dei conti a suo padre può dirlo”.

Se possibile, bisognerebbe sempre permettere ai ragazzi queer di rivelare il proprio orientamento sessuale seguendo la loro tabella di marcia, sottolinea Schwartz, ma ci sono circostanze in cui un genitore è costretto a forzare la mano. Per esempio se un ragazzo gay che non ha ancora fatto coming out è in crisi o se i suoi genitori scoprono che corre qualche rischio: in questi casi si può e si deve scegliere l’approccio diretto: “Scusa, sei gay?”. Nel tuo caso, DUD, che tuo figlio è gay lo sai già – “I browser non mentono”, dice Schwartz – e la possibilità che tuo figlio, nella sua stanza, faccia sesso, contravvenendo così alle regole di casa che hai stabilito potrebbe essere considerata una situazione da “scusa, sei gay?”.

“Se a un figlio eterosessuale direbbe di tenere la porta aperta, lo stesso messaggio deve arrivare anche al figlio gay”, afferma Schwartz. “Non significa né che suo padre è un mostro né che è un insensibile. Sta solo facendo il padre. DUD dovrebbe però tenere presente che, se suo figlio con il suo amico ha già cominciato a fare sesso, dicendogli che a casa è vietato è assai probabile che i due decidano di andare a farlo altrove – a scuola, in macchina – dove farsi beccare potrebbe avere conseguenze molto più serie di qualche giorno di castigo”.

Fermiamoci un istante a riflettere sul perché – in generale – i genitori non vedono di buon occhio che i figli etero si chiudano in camera con amici del sesso opposto: una gravidanza indesiderata può far deragliare molto in fretta la vita di due giovani.

Per contro, DUD, anche se una coppia di ragazzi gay può mettersi in guai d’altro tipo, e anche se le malattie a trasmissione sessuale sono oggettivamente un problema, Intruso difficilmente potrà “inguaiare” tuo figlio. Per cui, se l’istinto ti dice che tuo figlio non solo non è pronto al coming out, ma che per lui vedersi costretto a farlo potrebbe essere traumatico, forse è meglio lasciargli credere di aver fregato quell’etero fesso del padre ancora per un po’. A tenere nascosta la sua omosessualità, un adolescente non ci guadagna granché, e qualche ospitata notturna che i coetanei etero non possono permettersi è una magra consolazione.

John Schwartz ha fatto leggere la tua lettera a Joseph Schwartz, il figlio gay di cui Oddly normal racconta il coming out. A detta di Joseph, sarebbe il momento di fare a tuo figlio un discorsetto sul sesso gay. “I ragazzi gay hanno più bisogno di educazione sessuale degli etero”, ha detto Joseph a suo padre. Tuo figlio potrebbe aver fatto un po’ di educazione sessuale a scuola, ma anche nel migliore dei casi lezioni di quel genere privilegiano il rapporto maschio-femmina. “In giro si trovano molte meno informazioni attendibili sul sesso gay che su quello etero”, sostiene Joseph, ed è per questo che i ragazzi gay vanno a cercarle su internet – oppure nel porno – e, come fa notare Joseph, “metà della roba che vedono comporta dei rischi e l’altra è spiegata male”.

“Se DUD è fortunato”, dice Schwartz, “potrebbe avere nei paraggi un centro lgbt con un programma dedicato ai giovani, che aiuterebbe suo figlio a trovare una comunità, oltre che a procurarsi una sana dose di sesso e ridurre i rischi. Altrimenti lo aspettano due o tre conversazioni imbarazzanti. Ma il messaggio implicito, al di là di tutto, sarà che suo figlio gli sta a cuore, e che si sta comportando da padre”.

Oddly normal è un libro fantastico, e qualsiasi genitore che abbia un figlio queer dovrebbe leggerlo. E dal momento che chiunque potrebbe essere queer, dovrebbero leggerlo tutti i genitori. John Schwartz potete seguirlo su Twitter – @jswatz – e trovate una bella intervista a Joseph Schwartz sull’Atlantic: tinyurl.com/oddlynormal.

Che effetti produce perpetuare il mito per cui i maschi gay dovrebbero essere tutti adoni scolpiti e abbronzati? Perché in giro non si vede altro.

–Not All Adonises

Nelle mie ultime ventiquattr’ore di consumo mediatico casuale – tv via cavo, quotidiani, feed di Twitter, blog etero, blog queer – ho visto la mia buona dose di adoni scolpiti. Ho anche visto foto e video di Bayard Rustin, Barney Frank, Harvey Fierstein, Harvey Milk, Daniel Hernandez Jr., Ian McKellen, Evan Wolfson, Jinkx Monsoon, Jared Polis, Bruce Vilanch, Alan Turing, George Kalogridis e altri ancora. Tutti uomini fantastici, persone che hanno fatto o stanno facendo la differenza (guidando il movimento per i diritti civili, quello per i diritti lgbt, creando arte, facendo battute, contribuendo alla sconfitta della Germania nazista, spostando i confini del travestitismo inteso come disciplina artistica). Ma nessuno di loro era, è o ha mai aspirato a essere un indossatore di biancheria intima.

Le immagini che raffigurano corpi maschili perfetti possono alimentare problemi con l’immagine del proprio corpo tanto nei maschi gay che in quelli eterosessuali. I gay, in particolare, sono più a rischio di anoressia, bulimia, e “bigoressia”, ovvero dismorfia muscolare, ovvero “maschio gay che vive in palestra”.

Per cui sì, le immagini di adoni scolpiti e abbronzati possono fare danni. Ma se uno non vede altro che immagini di adoni scolpiti e abbronzati, NAA, vuol dire che è lui a non cercare altro.

È vero, i mezzi d’informazione – gay e etero – sono troppo concentrati sui giovani e sui belli. Ma se a te non capita di vedere maschi gay di ogni età, taglia, forma e colore, NAA, è perché scegli di non vederli. Apri gli occhi.

(Traduzione di Matteo Colombo)

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