14 dicembre 2016 16:27

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Forse non sei la persona migliore a cui chiederlo – essendo maschio, cisgender e bianco – ma per una donna queer nera come me queste elezioni hanno avuto un effetto davvero deleterio sui rapporti con le donne bianche. Sono persone a cui voglio bene, che mi stanno a cuore, ma guardando i risultati mi chiedo: come cazzo è possibile che non siano riuscite a far ragionare i loro stronzissimi parenti? Sono stufa di vivere in balia dell’America bianca. So bene che, nelle fasi di elaborazione del lutto, questa è quella in cui si cercano dei colpevoli, ma il risultato è che io con le bianche non riesco più a raggiungere l’orgasmo. Fatico a superare quel che Trump è per me e per altri che fisicamente mi somigliano. So che anche per le mie partner bianche ci sono conseguenze, ma vorrei che avessero fatto di più. Rispondi come preferisci.

—Devastated Over National Election

Innanzitutto e soprattutto, DONE, tu non devi scoparti nessuno che non ti vada di scoparti – punto, the end, fin – ma riflettere sulle persone con cui scopiamo, quelle con cui non scopiamo e perché, è un dovere nei confronti di se stessi.

Quasi nessuno trova eccitanti i dati, DONE, e non dico che quelli che sto per riportarti ti costringano a scopare con chicchessia. Ma gli elettori queer (gruppo che comprende milioni di neri) non si sono limitati a respingere Trump, lo hanno fatto in misura superiore rispetto ad altre comunità (gruppi che a loro volta comprendono milioni di persone queer). Se gli elettori lgbt che hanno scelto Trump sono stati il 14 per cento, quelli latinoamericani e asiaticoamericani che hanno fatto lo stesso sono stati rispettivamente il 28 e il 19 per cento. L’8 per cento degli afroamericani ha votato Trump. Gli insondabili voti alla cazzo di alcuni neri – e queer (voi 14 per cento: cazzo fate?) – non bastano ad assolvere i partner bianchi dall’accusa di ammazzarti l’orgasmo. È possibile che queste persone non si siano impegnate abbastanza per convincere i parenti della Clinton County, in Iowa, a votare contro l’odio, il fascismo, il razzismo e Trump (il quale nella Clinton County ha vinto di ben cinque deprimenti punti).

Come te, DONE, anch’io fatico a digerire il significato di queste elezioni. Non ti dirò cosa fare, né chi farti, né come elaborare i risultati elettorali. Ti dico però di parlare con tutti i tuoi partner delle tue paure e della tua rabbia, e in futuro ti invito a fare quello che ti sembra giusto.

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Se il Partito repubblicano è in grado di spedire alla Casa Bianca un cazzone come Donald Trump, perché non possiamo spedire un cazzone anche noi? La mia modesta proposta: inviamo migliaia di dildo a Trump il 21 gennaio. Abbastanza da fare notizia e fargli saltare i nervi già fragili. Dei rifornimenti si occuperebbero i sex shop responsabili e rispettosi delle donne, e una parte dei proventi andrebbe a Planned parenthood, ad associazioni benefiche lgbt e all’American civil liberties union.

—Donald Is Loathsomely, Disastrously Outrageous

Il tuo ragionamento mi piace, DILDO, ma il progetto che proponi avrebbe come effetto quello di sprecare dildo preziosi. E se invece facessimo una versione dildo dell’Ice bucket challenge? Regaliamo a qualcuno un dildo comprato in un sex shop interessato all’iniziativa, rispettoso delle donne e progressista, e quella persona a sua volta ne regala uno a un’altra, e così via. Per ogni dildo regalato, una parte dei proventi sarebbe destinata ad associazioni che combattono l’agenda politica di Trump. A lui si potrebbe spedire un biglietto per comunicargli che qualcuno ha regalato a un orifizio meritevole un dildo a nome suo, e che un’associazione degna ci ha guadagnato. Dopo le elezioni, quasi centomila persone hanno donato soldi a Planned parenthood a nome di Mike Pence, e la cosa ha fatto notizia. Potrebbe funzionare anche stavolta, DILDO.

Se a qualcuno interessa prendere in mano l’iniziativa, ho acquistato il dominio marchofdildos.com. Fatevi sentire, spiegatemi il progetto, e io vi regalo l’url.

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A mia moglie piace essere sottomessa e sculacciata. Qualche settimana fa mi ha chiesto di mettere in pausa questo aspetto dei nostri giochi sessuali. Lo squallore delle aggressioni sessuali di Trump la metteva a disagio. Abbiamo scherzato su quanto ci saremmo divertiti dopo le elezioni. Be’, eccoci qua: per i prossimi quattro anni quello stronzo e la sua misoginia saranno in primissimo piano. Come facciamo a tornare quelli di prima?

—Upsetting News Sincerely Unnerves Best Spouse

Diritto di voto, sanità, pubblica istruzione, cannabis legale, riforma delle forze dell’ordine, un pianeta vivibile, diritti per le persone lgbt, per i nostri amici, colleghi e amanti senza permesso di soggiorno: la cattiva amministrazione di Trump ci toglierà un sacco di cose, UNSUBS. Non possiamo farci togliere anche le fantasie sessuali. Incoraggia tua moglie a smaltire fino in fondo quello che prova, senza pressarla né metterle fretta. E se volesse lasciare in pausa le sculacciate per i prossimi quattro anni, io non potrei biasimarla, e tu non dovresti farla sentire in colpa. Nel frattempo, UNSUBS, non è che magari può farla stare meglio sculacciare te?

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Ho un’idea che secondo me potrebbe rendere un po’ più facile sopravvivere a Trump. E se facessimo delle feste “Trump meno 100”? Ogni volta che ci avviciniamo di altri cento giorni alla fine dell’amministrazione Trump/Pence ci raduniamo per festeggiare, soffrire, protestare, raccogliere soldi, quel che è. La prima festa sarebbe qualche giorno prima dell’insediamento – per cementare la nostra determinazione – dopodiché ne seguirebbero tre o quattro all’anno. Ecco in che giorni cadrebbero: domenica 15 gennaio 2017 (meno 1.100 giorni); martedì 25 aprile 2017 (meno mille giorni); giovedì 3 agosto 2017 (meno 900 giorni); sabato 11 novembre 2017 (meno 800 giorni); lunedì 19 febbraio 2018 (meno 700 giorni); mercoledì 30 maggio 2018 (meno 600 giorni); venerdì 7 settembre 2018 (meno 500 giorni); domenica 16 dicembre 2018 (meno 400 giorni); martedì 26 marzo 2019 (meno 300 giorni); giovedì 4 luglio 2019 (meno 200 giorni ed è il 4 luglio!); sabato 12 ottobre 2019 (meno cento giorni); lunedì 20 gennaio 2020 (meno zero giorni). Cosa ne pensi?

—One Hundred Days At A Time

C’è qualcosa, nel fatto di considerare i prossimi quattro anni come suddivisi in 12 – soltanto 12! – blocchi da cento giorni, che li fa sembrare meno scoraggianti. In quattro anni il “Giulio Cesare Arancione” può fare un sacco di danni, ovviamente, ma spezzettare il suo mandato in porzioni da cento giorni, e trasformare ogni centesimo giorno in un giorno di attivismo, è una grande idea. Se a qualcuno di voi va di prendere in mano la proposta di OHDAAT, ho acquistato il dominio trumpminus100.com. Fatevi sentire, spiegatemi il progetto, e io vi cedo l’url.

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Vorrei segnalare a chi voglia partecipare a una protesta pacifica durante l’insediamento di Trump che ce n’è già una in programma! Si chiama Marcia delle donne su Washington, ma sono benvenuti i partecipanti di qualsiasi sesso, e in tutti gli Stati Uniti si stanno organizzando manifestazioni locali per chi non riesce a venire a Washington.

—Protesting in Minnesota

Grazie dell’informazione, PIM!



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Dedicato a Oakland: il mio pensiero va a tutti i partner, gli amici, i parenti e i collaboratori artistici dei musicisti, degli artisti, dei poeti, degli scrittori, dei registi e degli studenti che hanno perso la vita nell’incendio del Ghost ship. Io e Terry abbiamo fatto una donazione al Fire relief fund for victims of Ghostship Oakland fire su youcaring.com. Se potete, fateci un pensiero anche voi.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Questa rubrica è stata pubblicata su The Stranger.

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