La presenza della vegetazione ha ridotto l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera, dovuto all’uso dei combustibili fossili. L’effetto, tuttavia, è solo parziale. Le piante, infatti, non possono compensare completamente la continua crescita delle emissioni. Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications.

Un gruppo internazionale di ricerca voleva capire perché, a dispetto dell’aumento delle emissioni di anidride carbonica, durante i primi anni del millennio sia stata invece osservata una pausa nel tasso di crescita della quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Trevor Keenan e colleghi hanno usato dati sperimentali e stime della quantità di anidride carbonica e delle emissioni, ma anche modelli matematici per capire l’effetto delle piante. I ricercatori hanno scoperto che la concentrazione più alta di anidride carbonica nell’atmosfera ha portato anche a una maggiore capacità di assorbimento della vegetazione. Le piante, infatti, assorbono anidride carbonica attraverso la fotosintesi.

L’efficienza di questo processo dipende dalla concentrazione del composto nell’aria. Secondo i ricercatori, la maggiore efficienza della fotosintesi riesce spiegare la stasi nel tasso di crescita di anidride carbonica nell’atmosfera. Tuttavia, i ricercatori prevedono che l’effetto sarà temporaneo. “Senza un’efficace riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica, il cambiamento climatico futuro rimane una dura realtà”, scrivono gli autori.

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