L’attivista tailandese Anon Numpa (Lillian Suwanrumpha, Afp)

Il 26 settembre un tribunale tailandese ha condannato Anon Numpa, una delle figure di spicco del movimento per la democrazia, a quattro anni di prigione per “oltraggio alla monarchia”.

La Thailandia ha leggi sull’oltraggio alla monarchia tra le più restrittive del mondo. Introdotte per proteggere il re Maha Vajiralongkorn e i suoi familiari dalle critiche, secondo gli oppositori servono in realtà a reprimere il dissenso.

Anon, un avvocato e attivista per i diritti umani di 39 anni, è stato condannato dal tribunale penale di Bangkok per un discorso pronunciato durante le proteste del 2020.

Quell’anno decine di migliaia di persone scesero in piazza per la democrazia e per chiedere una profonda riforma della monarchia e modifiche alla legge sulla “lesa maestà”, che prevede pene detentive fino a quindici anni.

“La perdita della libertà è un sacrificio che sono disposto a fare”, ha detto Anon ai giornalisti mentre entrava in tribunale con la compagna e il figlio neonato, prima della sentenza.

Ha salutato le decine di attivisti presenti con il gesto delle tre dita, tratto dal film Hunger games e diventato simbolo delle proteste.

“Dal 2020 abbiamo fatto molta strada e visto cambiamenti importanti nella politica tailandese”, ha detto. “Se oggi sarò condannato, ne sarà valsa comunque la pena”.

Il tribunale gli ha anche inflitto una multa di ventimila baht (circa 550 dollari) per aver violato un decreto di emergenza in vigore all’epoca.

Dopo la sentenza, il suo avvocato Krisadang Nutcharas ha affermato che Anon è innocente e che probabilmente presenterà appello.

“La famiglia e gli amici sperano ancora che possa essere scarcerato, almeno temporaneamente”, ha detto ai giornalisti.

“Un giorno buio”

Anon è uno degli oltre 150 attivisti incriminati in base alle leggi sull’oltraggio alla monarchia.

Andrea Giorgetta, della Federazione internazionale dei diritti umani, presente fuori dal tribunale, ha dichiarato all’Afp che la pena detentiva è “severa” e che Anon si è “limitato a esercitare i suoi diritti”.

“È un giorno buio per la giustizia”, ha concluso.

Anche Chanatip Tatiyakaroonwong, di Amnesty International, ha contestato la sentenza.

“Dimostra ancora una volta che in Thailandia la libertà d’espressione non è garantita”, ha dichiarato. “La condanna di oggi è una scandalosa eredità della precedente amministrazione militare, a cui il nuovo governo non ha ancora posto rimedio”.

Nelle elezioni legislative di maggio il partito progressista Move forward (Kao Klai) ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi, anche grazie alla promessa di riformare le leggi sull’oltraggio alla monarchia.

Ma la formazione è stata esclusa dalla coalizione di governo dalle forze conservatrici, sostenute dai senatori nominati dall’esercito.