La candidatura a premier di Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito popolare (Pp, destra), è stata respinta il 27 settembre dal parlamento.
Il risultato della votazione – 172 voti a favore e 178 contrari – fa partire un conto alla rovescia di due mesi verso nuove elezioni anticpate, a meno che il premier uscente Pedro Sánchez, socialista, non riesca a ottenere il sostegno che gli manca per arrivare alla maggioranza.
Sánchez, che ha più volte dimostrato la sua capacità di sopravvivenza politica, è fiducioso di poter tornare premier con il sostegno dell’estrema sinistra e dei deputati baschi e catalani.
Nonostante abbia ottenuto la maggioranza relativa dei voti nelle elezioni di luglio, Feijóo ha ricevuto il sostegno solo di 172 deputati del Pp, del partito d’estrema destra Vox e di altre due formazioni minori.
Per diventare premier aveva bisogno di una maggioranza di almeno 176 deputati su 350.
Non è riuscito a raccogliere il sostegno necessario a causa della sua alleanza con Vox, le cui posizioni estreme hanno finito per isolare il Pp.
Il 29 settembre Feijóo dovrà affrontare una seconda votazione in cui gli basterà ottenere una maggioranza semplice, ma anche in questo caso ha poche speranze.
La prossima settimana re Felipe VI dovrebbe incaricare Sánchez di formare un governo, anche se la data per una nuova votazione non è stata ancora fissata. Se anche lui dovesse fallire, la Spagna andrà alle elezioni anticipate, probabilmente a gennaio.
Amnistia per i separatisti catalani
Consapevole dei numeri insufficienti, Feijóo ha usato il suo discorso in parlamento per attaccare Sánchez, che punta a governare con l’appoggio dei separatisti catalani.
In cambio del suo sostegno, la coalizione Junts per Catalunya (JxCat) chiede un’amnistia per le persone coinvolte nel tentativo fallito di secessione della Catalogna nel 2017, compreso il leader Carles Puigdemont, che ha organizzato il referendum per l’autodeterminazione prima di lasciare il paese per evitare la prigione.
Feijóo ha affermato che Sánchez “è pronto a cedere al ricatto di chi non crede nella Spagna”.
“Se diventerà o no premier dipende esclusivamente da Puigdemont”, ha detto Feijóo, riferendosi all’uomo che la destra spagnola considera il nemico pubblico numero uno.
Cuca Gamarra, segretaria generale del Pp, ha rincarato la dose, affermando che “Sánchez è pronto a svendere la Spagna a qualunque prezzo per i suoi interessi personali”.
Il 24 settembre circa quarantamila persone hanno partecipato a una manifestazone a Madrid per contestare un’eventuale amnistia per i separatisti catalani.
Approvare un’amnistia per restare al potere potrebbe essere rischioso per Sánchez, anche per il possibile disaccordo di deputati del Partito socialista.
Il governo guidato da Sánchez ha già graziato una decina di separatisti catalani nel 2021, ma il premier uscente non si è ancora espresso pubblicamente sulla questione dell’amnistia, limitandosi a dire che “sarebbe rimasto fedele alla linea della normalizzazione in Catalogna”.