Il 2 ottobre, dopo un anno di discussioni, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera all’invio di una missione internazionale ad Haiti. L’obiettivo della missione, che sarà guidata dal Kenya, è di aiutare le forze di sicurezza a contrastare le gang criminali che hanno fatto precipitare il paese nel caos.

“La decisione dell’Onu è un raggio di speranza per il popolo haitiano, che da troppo tempo soffre le conseguenze della situazione politica, socioeconomica, di sicurezza e umanitaria”, ha dichiarato il ministro degli esteri haitiano, Jean Victor Généus, presente alla votazione a New York.

Stupri usati come strumento di terrore, cecchini sui tetti, persone bruciate vive, rapimenti: mentre le violenze compiute dalle gang che controllano la maggior parte della capitale Port-au-Prince continuano ad aggravarsi, il primo ministro haitiano Ariel Henry e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres chiedevano da quasi un anno l’invio di una forza internazionale.

Ma la comunità internazionale, rimasta scottata dalle esperienze passate nel paese, ha avuto difficoltà a trovare un volontario che prendesse il comando.

Alla fine di luglio il Kenya ha finalmente annunciato di essere disponibile a guidare la missione, oltre a inviare mille soldati nel paese caraibico.

La risoluzione, approvata con tredici voti a favore e 2 astensioni (Cina e Russia), prevede la creazione di una “missione multinazionale di sostegno alla sicurezza”, che nominalmente non sarà delle Nazioni Unite, per “un periodo iniziale di dodici mesi”.

L’obiettivo è di “fornire un supporto operativo alla polizia haitiana” nella lotta contro le gang, rafforzando la sicurezza in modo da permettere di organizzare le elezioni, che non si tengono dal 2016.

In un rapporto recente, Guterres ha sottolineato che la crisi economica, politica e di sicurezza ad Haiti si è aggravata nell’ultimo anno. I membri delle gang sono più dei circa 14mila agenti di polizia attivi nel paese, oltre che meglio armati.

In totale, tra ottobre 2022 e giugno 2023 sono stati registrati quasi 2.800 omicidi.

Traffico di armi

La Cina, che ha potere di veto al Consiglio di sicurezza, ha deciso di astenersi, esprimendo alcuni dubbi sulla missione. “Senza un governo legittimo, qualsiasi sostegno esterno difficilmente potrà avere effetti duraturi”, ha avvertito l’ambasciatore Zhang Jun.

Pechino sostiene che una missione di questo tipo non abbia molto senso senza contrastare il traffico di armi, soprattutto dagli Stati Uniti, in particolare dalla diaspora haitiana in Florida.

“Il traffico di armi è un problema che gli Stati Uniti prendono molto sul serio, anche ad Haiti”, ha dichiarato un funzionario dell’amministrazione Biden.

Washington fornirà supporto logistico e finanziario alla missione, ma senza inviare soldati.

Vari paesi, tra cui Giamaica, Bahamas e Antigua e Barbuda, stanno valutando di partecipare alla missione.

La bozza di risoluzione chiede inoltre alla missione di “adottare misure appropriate per quanto riguarda la gestione delle acque reflue”.

I caschi blu della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (Minustah), presenti dal 2004 al 2017, hanno portato sull’isola il colera, innescando un’epidemia che ha ucciso più di diecimila persone. L’episodio spiega in parte perché la nuova missione non opererà sotto la bandiera delle Nazioni Unite.