La giornalista russa Marina Ovsjannikova, diventata famosa in tutto il mondo per una protesta alla tv di stato russa contro la guerra in Ucraina, è stata condannata in contumacia a otto anni e mezzo di prigione per aver criticato l’esercito, ha annunciato il 4 ottobre un tribunale.

La giornalista, fuggita dalla Russia un anno fa, era accusata di aver diffuso “false informazioni” sulle forze armate russe. Nell’agosto 2022 era stata multata in base ad accuse simili.

Secondo l’agenzia statale Ria Novosti, in questo caso Ovsjannikova è stata condannata per aver esposto un cartello contro l’invasione russa dell’Ucraina.

La giornalista era diventata famosa nel marzo 2022 dopo aver fatto irruzione nello studio dell’emittente tv in cui lavorava, interrompendo un notiziario in diretta. Aveva con sé un cartello che denunciava l’invasione dell’Ucraina e le bugie dei mezzi d’informazione.

Le immagini della sua iniziativa, giunta poco dopo l’inizio dell’invasione russa, avevano fatto il giro del mondo. Molti hanno elogiato il suo coraggio, in un contesto di repressione delle voci critiche in Russia.

“Non ci sono assoluzioni”

Il suo avvocato, Dmitrij Zakhvatov, ha dichiarato all’Afp che Ovsjannikova farà ricorso, anche se “dal punto di vista legale non ha molto senso”.

“Non c’è alcuna possibilità di vittoria. Per quanto ne sappiamo, in Russia non ci sono assoluzioni, soprattutto quando il caso ha implicazioni politiche”, ha dichiarato.

In una dichiarazione pubblicata il 3 ottobre, prima dell’annuncio della sentenza, Ovsjannikova ha definito le accuse “assurde” e “politicamente motivate”.

“Non rinnego quello che ho fatto”, ha dichiarato.

Nel luglio 2022 era stata arrestata dopo aver esposto vicino al Cremlino un cartello che contestava la guerra in Ucraina e il presidente russo Vladimir Putin.

Nell’ottobre dello stesso anno, mentre era agli arresti domiciliari, era fuggita dalla Russia con la figlia. Secondo il suo account Instagram, si trova attualmente in Francia.

Intanto, in Russia la repressione continua senza soste. Dall’inizio della guerra molti esponenti dell’opposizione e semplici cittadini sono stati condannati a lunghe pene detentive.

Decine di migliaia di russi, tra cui oppositori, giornalisti e attivisti, hanno scelto di andare in esilio.