La giornalista australiana Cheng Lei (Sarah Hodges, Australia's department of foreign affairs and trade)

La giornalista australiana Cheng Lei è stata espulsa dalla Cina l’11 ottobre dopo aver trascorso più di tre anni in detenzione in base ad accuse di spionaggio che molti considerano politicamente motivate.

Cheng, ex conduttrice dell’emittente statale cinese Cgtn, era detenuta dall’agosto 2020.

Madre di due figli, era un volto familiare del canale in lingua inglese dell’emittente, dov’era specializzata in interviste con leader di aziende di tutto il mondo.

Era stata arrestata formalmente alcuni mesi dopo la sua scomparsa per essere poi condannata per “rivelazione di segreti di stato all’estero”.

“Il suo ritorno in Australia mette fine a un periodo molto difficile”, ha dichiarato il primo ministro australiano Anthony Albanese. “Sarà accolta calorosamente non solo dalla sua famiglia e dai suoi amici, ma da tutti gli australiani”.

Cheng era stata arrestata in un periodo di forti tensioni tra Pechino e Canberra, e la vicenda aveva inasprito ulteriormente le relazioni tra i due paesi.

La Cina ha più volte arrestato cittadini stranieri in momenti di tensione con i loro paesi d’origine, attirandosi l’accusa di praticare una “politica degli ostaggi”.

Il processo si era svolto a porte chiuse e neanche l’ambasciatore australiano era stato ammesso in aula.

Il governo australiano si è battuto a lungo per ottenere il suo rilascio, chiedendo che Pechino rispettasse “i princìpi di giustizia, equità e umanità”.

Albanese ha dichiarato che Cheng è stata rilasciata dopo “il completamento di un percorso giudiziario in Cina”.

Ha aggiunto che la sua liberazione avrebbe reso possibile una sua visita in Cina nei prossimi mesi.

Il ministero per la sicurezza dello stato cinese ha affermato che la giornalista “è stata espulsa dopo aver scontato la pena”.

“Mi manca il sole”

Negli ultimi mesi c’erano state alcune preoccupazioni per la salute di Cheng. Il suo compagno Nick Coyle aveva dichiarato che la donna soffriva di “alcune patologie”.

Nata nella provincia dell’Hunan, Cheng era emigrata in Australia da bambina, diventando poi cittadina australiana.

Nel 2012 era tornata in Cina ed era stata assunta dall’emittente Cgtn.

La Cina non permette ai suoi cittadini di avere una doppia nazionalità.

Cheng ha raccontato la sua prigionia in Cina in una lettera dettata ad alcuni funzionari australiani e pubblicata ad agosto.

“Mi manca il sole”, ha affermato nel messaggio, descritto come una lettera d’amore all’Australia. “Nella mia cella il sole splende attraverso la finestra solo dieci ore all’anno”.

Il caso di Cheng è stato spesso paragonato a quello dello scrittore australiano di origine cinese Yang Jun, detenuto in Cina dal 2019 con accuse di spionaggio.

Le relazioni tra Australia e Cina sono tese da quando Canberra ha cominciato a opporsi alla penetrazione delle aziende cinesi nel paese, impedendo in particolare all’azienda tecnologica Huawei di ottenere alcuni lucrosi contratti.

La Cina ha reagito male anche alla richiesta di Canberra di condurre un’indagine sulle origini della pandemia di covid-19.

In un gesto di ritorsione Pechino ha introdotto una serie di sanzioni de facto contro i prodotti australiani. Negli ultimi mesi le restrizioni sono state progressivamente revocate.

“Penso che entrambe le parti abbiano l’interesse a migliorare le relazioni reciproche, ma ci sono vari problemi da affrontare”, ha dichiarato all’Afp Daria Impiombato, dell’Australian strategic policy institute.

Nikita White, attivista di Amnesty international Australia, ha espresso la sua gioia per la liberazione di Cheng, avvertendo però che potrebbe aver bisogno di tempo per riprendersi. “Sicuramente sarà molto felice, ma potrebbe aver subìto un forte trauma. Spero che riceverà il sostegno del governo”.