Aizar Raldes, Afp

Secondo uno studio pubblicato il 10 ottobre, un’ondata di caldo anomala registrata in Sudamerica alla fine dell’inverno è stata resa cento volte più probabile dalla crisi climatica.

“Molti pensavano che l’ondata di caldo fosse dovuta al fenomeno climatico del Niño, ma abbiamo dimostrato che la causa principale è la crisi climatica”, ha dichiarato Lincoln Muniz Alves, dell’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale, che ha partecipato allo studio del gruppo World weather attribution (Wwa).

In molte zone dell’Argentina, del Cile e del Brasile le temperature hanno superato i 25 gradi tra agosto e settembre, nel corso dell’inverno australe. È stato raggiunto un picco di 37 gradi, un record assoluto.

Dallo studio del Wwa è emerso che, anche se il fenomeno del Niño ha avuto un ruolo, la crisi climatica è stata la principale responsabile, facendo aumentare le temperature tra 1,4 e 4,3 gradi.

Un gruppo di dodici esperti ha analizzato il legame tra le condizioni meteorologiche estreme e la crisi climatica nei dieci giorni più caldi dell’inverno in un’area che comprende il Paraguay, il Brasile centrale e alcune regioni della Bolivia e dell’Argentina.

“Gli scienziati hanno scoperto che quest’ondata di caldo anomalo in Sudamerica in inverno sarebbe stata praticamente impossibile senza il cambiamento climatico causato dagli esseri umani”, si legge in una breve sintesi dello studio.

“Le ondate di caldo diventeranno ancora più intense e frequenti se le emissioni di gas serra non saranno ridotte a zero in tempi rapidi”.

Quattro morti a São Paulo

A São Paulo, la città più grande dell’America Latina, ci sono state quattro morti attribuite alle temperature anomale.

“Il caldo uccide, soprattutto in primavera, quando le persone non si sono ancora acclimatate”, ha dichiarato Julie Arrighi, del Movimento internazionale della croce rossa e della mezzaluna rossa.

“Temperature superiori a 40 gradi all’inizio della primavera sono davvero estreme. Anche se le vittime ufficiali sono quattro, il numero reale potrebbe essere molto più alto”.

L’ondata di caldo si è verificata nel corso di un inverno e di un inizio di primavera caratterizzati da fenomeni meteorologici estremi, dalle piogge torrenziali in Cile ai cicloni nel sud del Brasile e alla siccità in Uruguay.

Le temperature eccessive hanno anche contribuito a un aumento degli incendi in Amazzonia.

L’ondata di caldo non si è limitata al Sudamerica. Pochi giorni fa il servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus (C3s) ha affermato che il mese scorso è stato il settembre più caldo mai registrato nel mondo.

Il fenomeno del Niño, che causa un forte riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico centromeridionale e orientale, potrebbe contribuire a rendere il 2023 l’anno più caldo mai registrato.