Sergej Chadžikurbanov, condannato per l’omicidio di Anna Politkovskaja. (Andrei Smirnov, Afp)

Sergej Chadžikurbanov, un ex poliziotto russo condannato a vent’anni di prigione per il suo ruolo nell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja nel 2006, è stato graziato dal presidente Vladimir Putin dopo essersi arruolato nell’esercito russo e aver combattuto in Ucraina, ha dichiarato il 14 novembre il suo avvocato all’Afp.

Politkovskaja fu assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, il giorno del compleanno di Putin, in uno degli omicidi di più alto profilo degli ultimi vent’anni in Russia.

Aleksej Michalčik, l’avvocato di Chadžikurbanov, ha precisato che il suo cliente si era unito alle forze russe impegnate in Ucraina nel 2022.

“Gli è stato offerto un contratto a tempo per combattere in Ucraina”, ha dichiarato Michalčik. “Alla scadenza del contratto ha ricevuto la grazia presidenziale”.

Chadžikurbanov, che avrebbe dovuto scontare la pena fino al 2030, si è visto offrire il contratto grazie alla sua esperienza passata in un’unità delle forze speciali russe.

Negli ultimi anni decine di migliaia di detenuti russi hanno firmato contratti simili con formazioni paramilitari come il gruppo Wagner.

Di solito questi uomini sono schierati in prime linea (”sono usati come carne da cannone”, diceva Evgenij Prigožin, il defunto capo del gruppo Wagner). I sopravvissuti, però, riacquistano la libertà.

Il Cremlino approva questa politica. Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin, ha affermato il 10 novembre: “I condannati per crimini anche gravi possono espiare le loro colpe sul campo di battaglia”.

Chadžikurbanov è ancora in servizio sul fronte ucraino. “Nel 2023 si è arruolato nuovamente come volontario e ora ha un ruolo di comando”, ha affermato Michalčik, che si è detto convinto dell’innocenza del suo cliente nel caso Politkovskaja.

Vent’anni di delitti politici

Giornalista investigativa di fama mondiale, specializzata nei crimini commessi dalle autorità in Cecenia e critica nei confronti di Putin, fu assassinata all’ingresso del suo appartamento a Mosca.

I mandanti del crimine non sono mai stati identificati, ma alcuni oppositori del Cremlino attribuiscono la responsabilità al capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov.

Dopo una serie di sviluppi giudiziari sono stati invece condannati gli autori materiali dell’omicidio, tra cui Chadžikurbanov.

Il pianificatore dell’assassinio dal punto di vista logistico, Lom-Ali Gajtukaev, è morto in prigione nel 2017, mentre il nipote Rustam Makhmudov, condannato per aver aperto il fuoco contro la giornalista, sta scontando l’ergastolo.

Oltre a Politkovskaja, che scriveva per il periodico Novaja Gazeta, negli ultimi vent’anni in Russia sono stati uccisi l’oppositore Boris Nemtsov, il giornalista statunitense Paul Klebnikov, l’attivista per i diritti umani Natalja Ėstemirova, l’avvocato Stanislav Markelov e doversi altri attivisti e giornalisti.

L’avversario numero uno del Cremlino, Aleksej Navalnyj, è sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento nel 2020 e sta scontando una lunga pena detentiva.