Ina Fassbender, Afp

Il 30 novembre si apre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop28, il cui obiettivo principale è ridurre le emissioni di gas serra accelerando la transizione energetica.

“Spero si raggiunga un accordo sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili”, ha affermato il 29 novembre all’Afp, prima di partire per Dubai, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

“Questa è la Cop più importante dopo quella di Parigi”, ha dichiarato il 29 novembre Simon Stiell, responsabile della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. “Stiamo procedendo a piccoli passi, ma ora servono passi da gigante”.

È la seconda volta che un paese del Golfo ospita una Cop, dopo il Qatar nel 2012.

Il presidente della Cop28 Sultan al Jaber, che dirige l’Abu Dhabi national oil company (Adnoc), un’azienda petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, è finito al centro delle polemiche dopo che la Bbc e i giornalisti del Centre for climate reporting (Ccr) l’hanno accusato di aver approfittato del suo ruolo per negoziare accordi in materia di combustibili fossili durante le riunioni preparatorie. Al Jaber ha respinto le accuse.

Un boicottaggio della Cop28 non è comunque all’ordine del giorno, considerando l’importanza dell’evento, che arriva al termine di un anno caratterizzato da temperature record e una moltiplicazione dei fenomeni meteorologici estremi.

Lo stesso Guterres ha definito una buona cosa che sia Al Jaber a parlare di transizione energetica: “Penso che i suoi colleghi dell’industria dei combustibili fossili lo ascolteranno con particolare attenzione”.

La prima decisione importante della Cop28 potrebbe arrivare già il 30 novembre, quando è prevista l’approvazione in sessione plenaria del meccanismo di attuazione del nuovo fondo per compensare perdite e danni climatici nei paesi vulnerabili, dopo un anno di negoziati molto tesi. L’adozione nel primo giorno permetterebbe ai delegati di concentrarsi sugli altri temi in agenda, in particolare sui combustibili fossili.

La mattina del 30 novembre migliaia di partecipanti hanno cominciato a raggiungere la sede della conferenza. Al momento non sono segnalate manifestazione di protesta.

Sono state accreditate più di 97mila persone (delegazioni, mezzi d’informazione, ong, lobby, organizzatori, tecnici, ecc.), il doppio rispetto all’anno scorso. Tra oggi e il 12 dicembre sono attesi circa 180 capi di stato e di governo.

Papa Francesco ha annullato la sua presenza per motivi di salute, ma più di 140 leader saliranno sul podio tra il 1 e il 2 dicembre, pronunciando brevi discorsi che dovrebbero dare impulso ai negoziati, che dureranno quasi due settimane.

Re Carlo III terrà un discorso il 1 dicembre, mentre non ci saranno il presidente statunitense Joe Biden, sostituito dalla vicepresidente Kamala Harris, e il presidente cinese Xi Jinping.

Ci saranno invece il presidente israeliano Isaac Herzog e quello dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen, che terranno i loro discorsi a pochi minuti di distanza.

Energia solare e automobili elettriche

Gli organizzatori degli Emirati Arabi Uniti puntano a ottenere un gran numero di impegni volontari da parte dei governi, per esempio triplicare l’energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e aumentare gli aiuti finanziari ai paesi poveri.

Ma solo i testi ufficiali adottati durante la conferenza avranno una forza paragonabile a quella dell’accordo di Parigi.

Un fallimento della conferenza è possibile, dato che molti paesi produttori di combustibili fossili non vogliono sentir parlare della loro progressiva eliminazione.

Nonostante la firma nel 2015 dell’accordo di Parigi, le emissioni di gas serra hanno continuato ad aumentare. La transizione energetica è indubbiamente in corso, ma il pianeta si sta dirigendo verso un riscaldamento insostenibile.

Ci sono anche segnali positivi: dal 2015 circa cento paesi si sono impegnati a raggiungere la neutralità carbonica, l’energia solare è diventata il modo più economico per produrre elettricità, il picco della domanda di combustibili fossili è previsto entro la fine di questo decennio e l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) prevede che più di un terzo delle automobili vendute nel mondo sarà elettrico entro il 2030.