Feriti vengono trasportati in ospedale a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, 5 dicembre 2023. (Mahmud Hams, Afp)

Il 5 dicembre l’esercito israeliano ha intensificato le operazioni contro i miliziani del movimento islamista palestinese Hamas nel sud della Striscia di Gaza, dove testimoni hanno riferito di scontri violenti, che fanno temere uno “scenario ancora più infernale” per i civili.

Impegnato dal 27 ottobre in un’offensiva di terra nel nord del territorio palestinese, l’esercito israeliano ha esteso le sue operazioni di terra all’intera Striscia di Gaza il 4 dicembre, a quasi due mesi dall’inizio della guerra innescata dall’attacco di Hamas contro Israele.

Dalla ripresa dei combattimenti, avvenuta il 1 dicembre, dopo una tregua di sette giorni, l’esercito ha bombardato intensamente il sud della Striscia, provocando numerosi morti e feriti tra gli abitanti di questa regione e tra i civili, intrappolati in un’area sempre più ristretta.

Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre alcuni testimoni hanno raccontato all’Afp di violenti scontri nei pressi di Khan Yunis, nuovo epicentro delle tensioni, e di raid aerei in direzione di Rafah, all’estremità meridionale del territorio. Anche l’agenzia palestinese Wafa ha riferito di “diversi” morti in un bombardamento a Gaza, più a nord. Il 5 dicembre il braccio armato di Hamas ha annunciato di aver lanciato dei razzi verso Beersheva, una grande città nel deserto del Negev.

Mai tanti morti tra i civili come a Gaza
Dal 7 ottobre i bombardamenti israeliani hanno ucciso un numero enorme di civili. Una strage simile in un tempo così breve ha pochi precedenti in questo secolo

Le organizzazioni internazionali sono preoccupate per i civili a Gaza, dove “tutti i servizi di telecomunicazione” sono bloccati a causa “di un taglio nelle principali reti da parte di Israele”, secondo il gruppo di telecomunicazioni Paltel Palestines.

“Sta per materializzarsi uno scenario ancora più infernale, al quale le operazioni umanitarie potrebbero non essere in grado di rispondere”, ha dichiarato la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi, la canadese Lynn Hastings.

La presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), Mirjana Spoljaric, arrivata il 4 dicembre nella Striscia di Gaza, ha denunciato le sofferenze “intollerabili” della popolazione.

“Ciò che mi ha scioccato di più sono stati i bambini che hanno ferite terribili e che hanno perso i genitori e non hanno nessuno che si prenda cura di loro”, ha aggiunto, sottolineando che i civili “non hanno nessun posto dove andare”. Secondo le Nazioni Unite, 1,8 milioni di persone, circa tre quarti della popolazione totale di Gaza, sono già state sfollate a causa della guerra.

“Abbiamo visto quello che è successo nel nord di Gaza. Questo non può servire da modello per il sud”, ha aggiunto dal Cairo Ahmed al Mandhari, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato di aver ricevuto un avviso dall’esercito israeliano che ordinava all’organizzazione di “ritirare” le forniture dal suo magazzino medico nel sud della Striscia di Gaza entro 24 ore, “perché le operazioni di terra lo renderanno inutilizzabile”.

Ma l’organismo di difesa israeliano (Cogat) ha negato di aver chiesto all’Oms di evacuare il suo magazzino nel sud di Gaza. L’esercito israeliano, però, ha chiesto alle organizzazioni umanitarie internazionali il loro “sostegno” per “aiutare a creare infrastrutture” ad Al Mawasi, una zona costiera nel sud della Striscia di Gaza tra Khan Yunis e Rafah.

Il 4 dicembre i soldati hanno confermato le loro attività a Khan Yunis, dove hanno lanciato volantini in alcuni quartieri avvertendo che “un terribile attacco è imminente” e ordinando ai residenti di andarsene.

Il ministero della salute di Hamas ha dichiarato che 15.899 persone sono state uccise dall’inizio del conflitto, di queste il 70 per cento sono donne, bambini e adolescenti.

In Israele, l’attacco portato a termine il 7 ottobre dai miliziani di Hamas ha provocato 1.200 morti, in maggioranza civili. Per ritorsione, Israele ha dichiarato guerra a Hamas e ha promesso di distruggere il movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza. L’esercito ha annunciato la morte di tre soldati il 5 dicembre, portando a 78 il bilancio delle vittime militari dall’inizio dell’offensiva di terra.

Secondo l’esercito, a Gaza sono ancora detenuti 137 ostaggi, mentre 105 sono stati rilasciati durante una recente tregua durata una settimana, ottanta ostaggi israeliani in cambio di 240 prigionieri palestinesi liberati dalle carceri d’Israele.

Le ostilità nella Striscia di Gaza si stanno estendendo anche alla Cisgiordania occupata, al confine tra Israele e Libano e in varie località del Medio Oriente, dove sono state attaccate le truppe americane.

Secondo l’Autorità nazionale palestinese, in Cisgiordania cinque palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano il 4 dicembre. I soldati sono stati schierati nella zona di Jenin e un palestinese è stato ucciso durante gli scontri a un posto di blocco vicino a Gerusalemme, secondo il ministro della salute palestinese, il 5 dicembre.

L’aeronautica israeliana ha detto di aver bombardato le posizioni del gruppo libanese Hezbollah e varie località nel territorio libanese il 5 dicembre, come “rappresaglia” per i razzi lanciati dal Libano verso il nord di Israele.