Un bombardamento israeliano a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. (Mahmud Hams, Afp)

Il 6 dicembre l’esercito israeliano sta circondando la città di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove sono in corso alcuni dei combattimenti più intensi dall’inizio della guerra contro Hamas.

Migliaia di civili palestinesi continuano a fuggire verso sud, dove si ammassano in un’area sempre più ristretta vicino al confine con l’Egitto, in una situazione umanitaria catastrofica.

Impegnato dal 27 ottobre in un’offensiva di terra contro Hamas nel nord della Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha esteso le operazioni all’intero territorio.

“Le nostre forze stanno circondando Khan Yunis”, ha affermato in un comunicato Herzi Halevi, il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano. “Dopo aver messo in sicurezza le roccaforti di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, stiamo facendo lo stesso nel sud”.

“Stiamo trovando armi in quasi tutti gli edifici e le case che perlustriamo, oltre che terroristi”, ha aggiunto.

Fonti di Hamas e della Jihad islamica hanno riferito all’Afp che i loro combattenti stanno cercando d’impedire ai soldati israeliani di entrare a Khan Yunis, nelle località a est della città e nei campi profughi della zona.

Secondo le autorità di Hamas, la sera del 5 dicembre l’artiglieria israeliana ha causato decine di morti e feriti in alcuni villaggi a est di Khan Yunis.

Il ministero della salute di Hamas ha affermato che un raid aereo israeliano contro il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, ha causato sei morti e quattordici feriti. Inoltre, un attacco contro il campo di Jabalia ha causato alcune vittime, mentre il direttore di una clinica di Khan Yunis, Ramez al Najjar, è rimasto ucciso nel bombardamento della sua casa.

L’esercito israeliano ha anche affermato su Telegram di aver ucciso “la maggior parte dei comandanti delle unità di Hamas che operano in una rete di tunnel nel nord della Striscia di Gaza”.

“Disprezzo della vita umana”

“Nessun posto è sicuro nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato Martin Griffiths, il coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite. “Questo disprezzo della vita umana deve finire”.

Il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite ha affermato che la distribuzione degli aiuti umanitari è ormai “quasi impossibile” nella Striscia di Gaza e che la ripresa delle ostilità “non farà che aggravare la catastrofica crisi alimentare in corso”.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) ha dichiarato che Rafah è rimasta l’unica località in cui è possibile distribuire aiuti umanitari, anche se in quantità limitate.

Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto 1,9 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, cioè l’85 per cento della popolazione totale, sono stati costretti a lasciare le loro case. Più di metà delle abitazioni sono state distrutte o danneggiate.

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 16.248 persone, più del 70 per cento delle quali donne e bambini. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.200 vittime in Israele.

Le autorità israeliane hanno affermato che 138 ostaggi rapiti in Israele il 7 ottobre sono ancora in mano ad Hamas. Durante la tregua sono stati rilasciati 105 ostaggi, ottanta dei quali in cambio di 240 palestinesi detenuti in Israele.

257 palestinesi uccisi in Cisgiordania

Il conflitto ha riacceso le tensioni al confine tra Israele e il Libano, dove ci sono scambi a fuoco quotidiani tra l’esercito israeliano ed Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato di Hamas.

Il 5 dicembre due persone, tra cui un soldato, sono morte in un raid israeliano nel sud del Libano.

L’esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira una postazione di Hezbollah. “Le forze armate libanesi non erano l’obiettivo dell’attacco”, ha scritto l’esercito israeliano sul social network X, esprimendo “rammarico per l’incidente”.

Nel nord della Cisgiordania occupata due palestinesi di 16 e 18 anni sono stati uccisi il 6 dicembre dall’esercito israeliano nel campo profughi di Al Fara, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, che cita fonti della Mezzaluna rossa.

Dal 7 ottobre almeno 257 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’esercito o dai coloni israeliani, secondo l’Autorità nazionale palestinese.

Il 5 dicembre il governo statunitense ha annunciato delle sanzioni contro i coloni israeliani accusati di attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania.