Roberto Cisneros, Afp

La Guyana e il Venezuela hanno concordato, nel corso di un vertice tra i presidenti Irfaan Ali e Nicolás Maduro che si è tenuto il 14 dicembre a Saint Vincent e Grenadine, di non usare la forza per risolvere la disputa sulla regione contesa dell’Esequibo.

In base a una dichiarazione congiunta letta alla stampa al termine dell’incontro, “la Guyana e il Venezuela si sono impegnati a non usare la forza l’uno contro l’altro”.

I due paesi si sono inoltre impegnati a “moderare i toni per non inasprire la controversia”.

Le tensioni tra i due stati sono aumentate dopo che a settembre la Guyana ha lanciato delle gare d’appalto per lo sfruttamento del petrolio dell’Esequibo. Il Venezuela ha reagito organizzando il 3 dicembre un referendum per annettere la regione, ricca di petrolio e risorse naturali, amministrata da Georgetown ma rivendicata da Caracas. L’annessione è stata approvata da più del 95 per cento degli elettori venezuelani.

Ali e Maduro si sono stretti la mano davanti alle telecamere prima e dopo l’incontro, ma non si sono presentati davanti alla stampa.

“È stato un incontro positivo, intenso e a tratti teso in cui abbiamo chiarito le rispettive posizioni”, ha dichiarato Maduro appena rientrato a Caracas.

L’accordo prevede un nuovo vertice entro tre mesi in Brasile. All’incontro del 14 dicembre era presente Celso Amorim, consigliere del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.

I due capi di stato sono comunque rimasti fermi sulle loro posizioni. Durante l’incontro Ali indossava un braccialetto con una mappa del suo paese che comprendeva l’Esequibo.

In base alla dichiarazione congiunta, letta dal primo ministro del paese ospitante, Ralph Gonsalves, presidente di turno della Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), Guyana e Venezuela hanno concordato di risolvere la controversia in conformità con il diritto internazionale, “tenendo conto anche dell’accordo di Ginevra”.

Il Venezuela sostiene che il fiume Esequibo costituisca il confine naturale tra i due paesi, com’era nel settecento all’epoca dell’impero spagnolo. Secondo Caracas, l’accordo di Ginevra, firmato nel 1966 (prima dell’indipendenza della Guyana), pone le basi di una soluzione negoziale della questione.

La Guyana, un’ex colonia olandese e britannica, afferma invece che il confine con il Venezuela è stato fissato in via definitiva da un tribunale arbitrale nel 1899.

Nella dichiarazione si legge che “la Guyana è disposta a sottoporre la disupta alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, ma prende atto del fatto che il Venezuela non ne riconosce la giurisdizione”.

Le parole di Blinken

Dopo l’incontro Ali ha ribadito il suo impegno a difendere “l’integrità territoriale e la sovranità della Guyana”.

“La Guyana ha tutto il diritto di rilasciare licenze per lo sfruttamento del petrolio dell’Esequibo”, ha affermato.

“Siamo pronti a lavorare con i nostri partner per garantire la difesa del paese”, ha aggiunto, mentre Caracas ha più volte accusato la Guyana di essere al servizio degli Stati Uniti e dell’azienda petrolifera ExxonMobil.

Il segretario di stato statunitense Antony Blinken ha ribadito il 14 dicembre la posizione degli Stati Uniti: “Il confine terrestre tra la Guyana e il Venezuela dev’essere rispettato fino a che le parti non raggiungono un nuovo accordo o un tribunale internazionale decide diversamente”.

L’Esequibo ha una superficie di 160mila chilometri quadrati, che corrispondono a due terzi del territorio della Guyana. Circa 125mila persone, un quinto della popolazione del paese, vivono nella regione.