Dopo anni di discussioni e un’ultima notte di negoziati, il 20 dicembre gli eurodeputati e i rappresentanti dei ventisette paesi membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sulla riforma del sistema migratorio europeo, contestato dalle organizzazioni per i diritti umani.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito “storico” il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, mentre la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, si è detta “orgogliosa dell’accordo”.
La svolta è arrivata poche ore dopo l’adozione in Francia di una controversa legge sull’immigrazione sostenuta dall’estrema destra.
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Il Patto sulla migrazione e l’asilo, presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, consiste in una revisione delle attuali regole europee, dopo il fallimento di una precedente proposta nel 2016.
In particolare, prevede controlli più severi sui migranti che arrivano nell’Unione europea, centri vicino alle frontiere per rimandare indietro più rapidamente chi non ha diritto all’asilo e un meccanismo di solidarietà obbligatorio tra i paesi dell’Unione per aiutare quelli sottoposti a una maggiore pressione migratoria.
L’accordo dovrà ora essere approvato dal consiglio, composto dagli stati membri, e dal parlamento europeo.
L’obiettivo è completare l’iter prima delle elezioni europee del giugno 2024, in un momento in cui la questione dell’immigrazione è al centro del dibattito politico in molti paesi europei, mentre i partiti di estrema destra e populisti aumentano i loro consensi.
La riforma è però contestata dalle organizzazioni per i diritti umani. Circa cinquanta ong hanno definito il nuovo sistema “mal concepito, costoso e crudele”. La Caritas ha affermato che “limita l’accesso all’asilo e i diritti di chi è in cerca di protezione”.
Secondo l’eurodeputato francese Damien Carême (Verdi), il patto “nega i valori europei”. “Servirà a finanziare muri, filo spinato e sistemi di protezione in tutta Europa”, ha dichiarato sul social network X.
La riforma mantiene la regola attualmente in vigore secondo cui il paese di primo ingresso di un richiedente asilo è responsabile del suo caso. Ma per aiutare i paesi che affacciano sul Mediterraneo è previsto un meccanismo di solidarietà obbligatorio in caso di forte pressione migratoria. Gli altri stati dell’Unione devono contribuire accogliendo un certo numero di richiedenti asilo o fornendo un sostegno finanziario.
355mila attraversamenti
La riforma prevede anche un meccanismo di “filtraggio” dei migranti e una “procedura accelerata alla frontiera” per coloro che hanno statisticamente meno probabilità di ottenere l’asilo. Queste persone saranno trattenute in appositi centri in modo da essere trasferite rapidamente nei paesi d’origine o di transito.
Questa procedura si applicherà ai cittadini di paesi in cui il tasso di riconoscimento dello status di rifugiato nell’Unione europea è inferiore al 20 per cento.
Su richiesta del consiglio degli stati membri la procedura sarà applicata anche alle famiglie con bambini di età inferiore ai dodici anni.
“La riforma rispetta pienamente i nostri valori”, ha dichiarato l’eurodeputata francese Fabienne Keller (del gruppo Renew Europe, che comprende centristi e liberali), sottolineando che il parlamento europeo ha ottenuto garanzie su un meccanismo di monitoraggio dei diritti fondamentali, sulle condizioni di accoglienza delle famiglie con bambini piccoli e sull’accesso alla consulenza legale gratuita per i migranti.
Nei primi undici mesi del 2023 l’agenzia Frontex ha registrato più di 355mila attraversamenti delle frontiere esterne dell’Unione europea, con un aumento del 17 per cento rispetto al 2022.