Una petroliera al largo della costa venezuelana. (Gustavo Granado, Afp)

Il 17 aprile gli Stati Uniti hanno annunciato il ripristino delle sanzioni contro il settore venezuelano del petrolio e del gas, sostenendo che il presidente Nicolás Maduro stia portando avanti la sua politica di repressione dell’opposizione.

Washington aveva allentato le sanzioni nello scorso autunno in seguito a un accordo a Barbados tra il governo e l’opposizione sull’organizzazione di elezioni presidenziali libere nell’estate del 2024.

Nonostante le presidenziali siano state indette per il 28 luglio, e alla presenza di osservatori internazionali, il governo statunitense contesta l’esclusione della candidata scelta dall’opposizione, María Corina Machado, dichiarata ineleggibile, e la mancata registrazione della candidatura della sua sostituta, Corina Yoris.

“Oltre a bloccare le candidature di Machado e Yoris, Maduro e i suoi hanno continuato a perseguitare gli oppositori politici, molti dei quali sono stati arrestati”, ha affermato in un comunicato Matthew Miller, portavoce del dipartimento di stato statunitense.

“Chiediamo nuovamente a Maduro di permettere a tutti i candidati di partecipare alle elezioni e di rilasciare i prigionieri politici”, ha aggiunto.

La licenza generale Gl44, che ha autorizzato per sei mesi l’acquisto del petrolio e del gas venezuelani, è in scadenza e non sarà rinnovata, hanno confermato le autorità statunitensi.

“Questa decisione è la conseguenza del mancato rispetto dell’accordo di Barbados da parte di Maduro”, ha dichiarato Machado all’Afp.

“Con o senza le sanzioni statunitensi, l’industria petrolifera venezuelana non si fermerà”, ha affermato il 17 aprile, prima dell’annuncio di Washington, Pedro Tellechea, ministro del petrolio e presidente dell’azienda statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa).

Nelle presidenziali del 28 luglio Maduro, in carica dal 2013, punta a un terzo mandato consecutivo. Le autorità hanno ammesso due candidati d’opposizione, Edmundo González Urrutia e Manuel Rosales.