Olivier Douliery, Afp

Dave Calhoun, il direttore generale dell’azienda statunitense Boeing, ha ammesso il 9 gennaio “alcuni errori” dopo che la settimana scorsa un 737 Max 9 dell’Alaska Airlines ha perso un portellone in volo. L’aereo era poi riuscito a rientrare all’aeroporto di Portland, da cui era decollato poco prima, senza conseguenze per i passeggeri.

“Ci assumiamo le nostre responsabilità e promettiamo di risolvere il problema con la massima trasparenza”, ha dichiarato Calhoun nel corso di una riunione nello stabilimento del gruppo a Renton, nello stato del Washington.

“Lavoreremo con la Federal aviation administration (Faa) per garantire che tutti gli aerei autorizzati a volare siano sicuri e che un evento come questo non si ripeta mai più”, ha aggiunto.

L’8 ottobre la United Airlines, che possiede la più grande flotta al mondo di 737 Max 9 (79 aerei), ha affermato di aver scoperto “bulloni allentati” durante i controlli sui portelloni di questi velivoli.

Lo stesso giorno anche l’Alaska Airlines ha dichiarato di aver individuato delle “attrezzature fissate male” su alcuni dei suoi 737 Max.

Le cause dell’incidente del 5 gennaio non sono ancora state accertate. Sono in corso le indagini del National transportation safety board (Ntsb).

La Faa ha annunciato il 9 gennaio che “tutti i Boeing 737 Max 9 con portelloni sigillati come quello che si è staccato in volo resteranno a terra fino a nuovo ordine”.

Il provvedimento riguarda 171 dei 218 737 Max 9 in servizio negli Stati Uniti.

1.500 voli cancellati

Dal 6 gennaio l’Alaska Airlines e la United Airlines hanno dovuto cancellare quasi 1.500 voli.

“Penso che la Airbus e la Boeing, e soprattutto quest’ultima, debbano migliorare notevolmente i loro controlli sulla qualità”, ha dichiarato Michael O’Leary, amministratore delegato della Ryanair, in un’intervista pubblicata il 9 gennaio sul Financial Times.

Tra il 2018 e il 2019 due 737 Max della compagnia aerea indonesiana Lion Air e di quella etiope Ethiopian Airlines precipitarono a causa dei difetti a un software anti-stallo, causando la morte delle 346 persone a bordo.