Il 19 gennaio l’esercito israeliano ha condotto massicci bombardamenti sulla Striscia di Gaza, uccidendo secondo le autorità di Hamas quasi ottanta palestinesi, mentre s’intensificano i combattimenti nella città meridionale di Khan Yunis.
L’esercito israeliano è infatti convinto che molti leader di Hamas si nascondano a Khan Yunis.
Secondo il ministero della salute di Hamas, 77 palestinesi sono morti nelle ultime ore nei bombardamenti israeliani.
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Il 18 gennaio l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso nel corso di un raid aereo Wael Abu Fanunah, considerato il “responsabile della propaganda della Jihad islamica”, un secondo gruppo armato palestinese coinvolto nei combattimenti.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 24.762 persone, circa l’1 per cento della popolazione del territorio. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.
Circa 250 persone sono state prese in ostaggio e 132 si trovano ancora nella Striscia, anche se almeno ventisette potrebbero essere state uccise, secondo le autorità israeliane.
L’offensiva israeliana ha causato una crisi umanitaria catastrofica nella Striscia di Gaza. Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha definito le condizioni di vita degli abitanti “disumane”.
“Una vera sicurezza nella regione”
Mentre continuano gli appelli della comunità internazionale per una tregua umanitaria, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu insiste sulla necessità di continuare l’offensiva finché “i terroristi non saranno stati eliminati e gli ostaggi riportati a casa”.
Il 18 gennaio il premier ha affermato che “Israele deve avere il controllo della sicurezza su tutto il territorio a ovest del Giordano”, un’area che comprende Israele e i territori palestinesi della Cisgiordania (occupata da Israele dal 1967) e della Striscia di Gaza.
Questa dichiarazione mette Netanyahu in rotta di collisione con il governo statunitense, il principale alleato d’Israele, convinto che la nascita di uno stato palestinese sia indispensabile per avere “una vera sicurezza nella regione”.
Intanto, il 19 gennaio l’esercito israeliano ha affermato di aver intercettato un drone proveniente dal Libano e di aver colpito infrastrutture di Hezbollah nel sud di questo paese.
I ribelli huthi dello Yemen, che sostengono di agire in solidarietà con gli abitanti della Striscia di Gaza, hanno invece rivendicato un attacco contro una petroliera statunitense nel golfo di Aden.