Yasuyoshi Chiba, Afp

Il 26 gennaio l’alta corte di Nairobi ha bloccato la decisione del governo keniano, considerata “incostituzionale e non valida”, di inviare circa mille poliziotti ad Haiti nell’ambito di una missione approvata dalle Nazioni Unite per contrastare le violenze delle bande criminali.

Il governo keniano ha fatto sapere che presenterà ricorso.

La sentenza è una pesante battuta d’arresto per l’invio di una forza multinazionale nel paese caraibico, dove le violenze hanno causato quasi cinquemila vittime nel 2023, secondo un rapporto presentato il 23 gennaio dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

In risposta agli appelli del governo haitiano e delle Nazioni Unite, a luglio il Kenya aveva accettato di guidare una forza composta da circa 2.500 agenti, che avrebbe dovuto insediarsi nel primo trimestre del 2024.

A ottobre il consiglio di sicurezza dell’Onu ha dato il via libera definitivo alla missione, sostenuta anche dagli Stati Uniti.

Ma la decisione del governo keniano, approvata dal parlamento di Nairobi il 16 novembre, ha suscitato forti proteste tra i keniani.

Il politico d’opposizione Ekuru Aukot ha portato il caso all’alta corte di Nairobi, che gli ha dato ragione.

“Il consiglio nazionale di sicurezza non può inviare poliziotti al di fuori del Kenya”, ha stabilito il giudice Enock Chacha Mwita.

“Rispetteremo i nostri impegni internazionali”, ha dichiarato invece il portavoce del governo Isaac Maigua Mwaura, annunciando il ricorso.

Il Kenya ha già partecipato a missioni di pace in Africa (Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Liberia) e in altri continenti (Timor Leste, ex Jugoslavia).

Ma i critici della missione ad Haiti hanno messo in guardia dal pericolo di esporre dei poliziotti alla violenza di bande criminali pesantemente armate, in un territorio sconosciuto. “È una missione suicida”, ha dichiarato Aukot.

Secondo il presidente William Ruto, invece, è una “missione di pace in un paese devastato dall’eredità del colonialismo”.