Una manifestazione contro la Cédéao/Ecowas a Bamako, in Mali, nel 2022. (Florent Vergnes, Afp)

I regimi militari al potere in Burkina Faso, Mali e Niger hanno annunciato il 28 gennaio in una dichiarazione congiunta il ritiro dalla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao/Ecowas).

L’organizzazione ha reagito affermando che i tre paesi sono “membri importanti” e che una “soluzione negoziale” è ancora possibile.

Il ritiro, se confermato, potrebbe avere pesanti conseguenze sulla circolazione delle persone e delle merci nella regione, con effetti a catena sui prezzi.

Lo statuto dell’organizzazione stabilisce che gli stati membri possono ritirarsi con una comunicazione scritta inviata con un anno di anticipo e che nel frattempo devono rispettare i loro impegni.

Centinaia di persone sono scese in piazza per festeggiare il ritiro a Niamey, la capitale del Niger, sollevando cartelli critici nei confronti dell’organizzazione e bandiere dei tre paesi e della Russia, il nuovo alleato dei regimi militari del Sahel.

I tre paesi, che hanno problemi simili d’insicurezza, jihadismo e povertà, hanno rapporti tesi con la Cédéao/Ecowas da quando i militari hanno preso il potere (in Mali nel 2020, in Burkina Faso nel 2022 e in Niger nel 2023).

L’organizzazione ha imposto pesanti sanzioni al Mali e al Niger, minacciando perfino d’intervenire militarmente in quest’ultimo paese. Tutti e tre i paesi sono stati sospesi.

I tre regimi militari considerano la Cédéao/Ecowas uno strumento in mano alla Francia.

Dopo aver allontanato gli ambasciatori e i soldati francesi, si sono rivolti politicamente e militarmente a Mosca.

La giunta militare al potere in Mali, guidata dal colonnello Assimi Goïta, si era impegnata a organizzare delle elezioni per restituire il potere ai civili nel febbraio 2024, ma ha rinviato il voto a data da destinarsi. Anche il Burkina Faso e il Niger potrebbero ora rinunciare a organizzare le elezioni.