Joe Biden durante il discorso sullo stato dell’Unione tenuto al congresso, Washington, 7 marzo 2024. (Shawn Thew, Pool)

Il 7 marzo, nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione, il presidente statunitense Joe Biden ha attaccato duramente il suo avversario Donald Trump, promettendo d’incarnare “l’ottimismo e la forza morale” di fronte “all’odio, al rancore e alla vendetta” espressi dal candidato repubblicano.

Nel discorso, durato più di un’ora, Biden, 81 anni, ha fatto tredici riferimenti al suo “predecessore”, che quasi sicuramente affronterà nelle elezioni presidenziali di novembre, senza mai nominarlo direttamente.

In particolare, il presidente democratico ha accusato Trump, 77 anni, di “essere sottomesso al presidente russo Vladimir Putin” e di “mettere in pericolo la democrazia statunitense”.

“Alla mia età alcune cose diventano più chiare che mai”, ha affermato, promettendo di difendere “l’onestà, la forza morale, la dignità e l’uguaglianza”.

Di fronte alla retorica del declino degli Stati Uniti espressa da Trump, Biden ha vantato la “più grande ripresa che l’America abbia mai visto”, dopo che la pandemia di covid-19 aveva messo in ginocchio la prima economia del mondo.

Il presidente democratico si è poi impegnato a non “demonizzare mai i migranti”, a differenza di Trump, e ha contestato i rapporti del suo predecessore con la National rifle association (Nra), la potente lobby delle armi. Biden è invece favorevole a un divieto di vendita dei fucili semiautomatici.

Biden ha inoltre promesso di ripristinare la tutela del diritto d’aborto a livello federale, cancellata da una corte suprema in composizione ultraconservatrice, e di aumentare le tasse per multinazionali e miliardari.

Anche in materia di politica estera, il presidente ha cercato di distinguersi dal suo predecessore.

Ha accusato Trump di “voler lasciare mano libera a Putin”, sottomettendosi di fatto al presidente russo. “È oltraggioso, pericoloso e inaccettabile”, ha aggiunto.

Per quanto riguarda la guerra nella Striscia di Gaza, Biden si è soffermato a lungo sulle sofferenze dei civili palestinesi e ha avvertito Israele che “permettere la consegna degli aiuti umanitari non può essere una considerazione secondaria o una moneta di scambio”.