Il Nicaragua ha tolto la cittadinanza a 135 prigionieri politici il 10 settembre, una settimana dopo la loro espulsione in Guatemala avvenuta in seguito alle pressioni degli Stati Uniti.

La misura annunciata dalla magistratura in un comunicato stampa prevede anche la confisca dei beni dei prigionieri politici rilasciati. La decisione del tribunale di Managua ordina la “perdita della cittadinanza nicaraguense per 135 persone condannate per atti criminali che hanno violato la sovranità, l’indipendenza e l’autodeterminazione del popolo nicaraguense” e “la confisca di tutti i beni dei condannati”.

Con questa decisione, un totale di 451 oppositori politici sono stati privati della loro nazionalità dal 2023, secondo un conteggio dell’Afp basato su dati ufficiali. L’autorità giudiziaria è accusata di essere al servizio del governo del presidente Daniel Ortega e della moglie e vicepresidente Rosario Murillo, che hanno intensificato la repressione dell’opposizione dopo le proteste del 2018.

Il 10 settembre le Nazioni Unite hanno criticato una legge recentemente approvata dal parlamento del Nicaragua, che consente di intensificare la “repressione” degli oppositori che vivono all’estero.

Approvata all’unanimità il 3 settembre, la nuova legge è entrata in vigore il 6 settembre. Prevede pene fino a trent’anni di carcere per chi incoraggia azioni contro il governo, comprese aziende e ong. “Queste riforme potrebbero essere usate per intensificare ulteriormente la persecuzione e la repressione dei nicaraguensi, anche di quelli in esilio, e degli stranieri, nell’esercizio legittimo dei loro diritti”, ha dichiarato Christian Salazar Volkmann, funzionario dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

“I diritti di tutti coloro che desiderano vivere in Nicaragua devono essere protetti e difesi; coloro che vivono in esilio hanno il diritto di tornare in sicurezza e di poter costruire la propria vita in pace nel loro paese”, ha aggiunto Salazar, presentando al Consiglio dei diritti umani di Ginevra un rapporto sulla situazione in Nicaragua.

La poeta nicaraguense Gioconda Belli, esiliata in Spagna dal 2023 e privata della sua cittadinanza dal governo di Ortega, ha chiesto all’Onu di “porre fine alle vessazioni contro le voci critiche” nel suo paese.

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Il 5 settembre la Casa Bianca ha annunciato di aver ottenuto il rilascio per motivi umanitari di 135 prigionieri politici, che sono stati immediatamente accolti in Guatemala. Washington ha ribadito di non aver fatto alcuna concessione al regime del presidente Ortega per ottenere questo accordo, frutto di mesi di intense pressioni diplomatiche.

La Casa Bianca ha indicato che tra gli ex detenuti ci sono studenti, religiosi cattolici e tredici persone di un’organizzazione missionaria cristiana del Texas, Mountain Gateway.

Daniel Ortega, 78 anni, è un ex leader guerrigliero che ha governato il Nicaragua negli anni ottanta dopo il trionfo della rivoluzione sandinista. È tornato al potere nel 2007 ed è stato rieletto in elezioni non riconosciute da organismi internazionali come gli Stati Uniti e l’Unione europea, che lo accusano di autoritarismo.

Nel 2018, tre mesi di manifestazioni contro il suo governo sono state duramente represse, causando più di trecento morti. Centinaia di persone sono state arrestate e migliaia sono andate in esilio, secondo le Nazioni Unite.