Il 14 gennaio gli Stati Uniti hanno rimosso Cuba dalla loro lista nera dei paesi che sostengono il terrorismo. Poco dopo il governo cubano ha annunciato la prossima scarcerazione di 553 detenuti.

La decisione a sorpresa del presidente uscente Joe Biden, ufficializzata con un memorandum pubblicato dalla Casa Bianca, “dovrebbe favorire la liberazione di un numero significativo di prigionieri politici”, ha dichiarato un alto funzionario statunitense.

“Abbiamo preso la decisione unilaterale e sovrana di rilasciare 553 persone condannate per vari reati”, ha affermato sul social network X il presidente cubano Miguel Díaz-Canel.

Le autorità cubane non hanno chiarito se tra i 553 detenuti ci sono anche persone condannate per aver partecipato alle manifestazioni antigovernative del luglio 2021, le più imponenti dalla rivoluzione castrista nel 1959.

Tuttavia, durante una conferenza stampa online, l’alto funzionario statunitense ha riferito che tra i detenuti coinvolti ci sono “attivisti per i diritti umani, tra cui persone arrestate per aver partecipato a manifestazioni”. Il funzionario ha aggiunto che le scarcerazioni saranno effettuate “in un periodo relativamente breve” e che l’accordo è stato raggiunto con la mediazione della chiesa cattolica.

La decisione di Biden è arrivata a pochi giorni dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, fautore della linea dura contro il governo comunista di Cuba.

Prima di lasciare la presidenza nel gennaio 2021, Trump aveva preso la decisione opposta, inserendo Cuba nella lista nera del terrorismo, che comprende anche Corea del Nord, Iran e Siria.

Non è quindi da escludere che dopo il suo insediamento, il 20 gennaio, possa reinserire Cuba nella lista nera.

Oltre a rimuovere Cuba dalla lista nera, Biden ha sospeso la possibilità di ricorrere ai tribunali statunitensi contro espropri avvenuti a Cuba ed eliminato alcune restrizioni finanziarie.

Il senatore repubblicano del Texas Ted Cruz ha reagito definendo “inaccettabile” la cancellazione di Cuba dalla lista nera dei paesi che sostengono il terrorismo e accusando Biden di voler “minare” il lavoro della futura amministrazione Trump e del congresso a maggioranza repubblicana.

Secondo i dati ufficiali, circa cinquecento persone sono state condannate a pene fino a venticinque anni di prigione per aver partecipato alle manifestazioni dell’11 e 12 luglio 2021.

Secondo alcune ong e l’ambasciata statunitense all’Avana, attualmente a Cuba ci sono circa mille prigionieri politici.

L’Avana nega l’esistenza di prigionieri politici e accusa gli oppositori del regime di essere mercenari al servizio di Washington.