Il confronto militare tra India e Pakistan si sta intensificando, nonostante gli appelli internazionali alla distensione: il 9 maggio New Delhi ha accusato Islamabad di aver condotto una serie di attacchi nella notte in territorio indiano.

Dal 7 maggio, quando l’India ha lanciato dei raid in Pakistan in risposta all’attentato del 22 aprile nel Kashmir indiano, gli attacchi incrociati tra le due potenze nucleari hanno causato la morte di circa cinquanta civili.

L’India accusa il Pakistan di sostenere il gruppo jihadista Lashkar-e Taiba (Let), responsabile secondo New Delhi dell’attentato che ha causato la morte di 26 persone nella località turistica di Pahalgam, mentre Islamabad nega qualsiasi coinvolgimento.

I raid indiani hanno provocato un’immediata risposta pachistana, trascinando i due paesi nel confronto militare più sanguinoso da più di vent’anni.

Il 9 maggio l’India ha riferito di “numerosi attacchi delle forze armate pachistane con droni e colpi d’artiglieria lungo tutto il confine”. “Gli attacchi con i droni sono stati respinti e hanno ricevuto una risposta adeguata”, ha aggiunto l’esercito indiano.

Una donna è stata uccisa da un colpo di mortaio nel distretto di Baramulla, nel territorio indiano del Jammu e Kashmir, ha dichiarato all’Afp una fonte della polizia che ha chiesto di rimanere anonima.

In base all’ultimo bilancio fornito l’8 maggio dalle autorità indiane, sedici civili sono morti finora negli attacchi pachistani. Il Pakistan ha invece riferito di trentadue morti negli attacchi indiani.

L’8 maggio l’India aveva condotto un attacco a Lahore, in Pakistan, per “neutralizzare la difesa aerea pachistana”.

Lo stesso giorno l’esercito pachistano aveva affermato di aver abbattuto ventinove droni indiani su almeno nove città, alcune delle quali ospitano basi militari o dei servizi di sicurezza, tra cui Rawalpindi, la città gemella della capitale Islamabad.

In questo clima di guerra, i ripetuti appelli alla distensione lanciati da varie capitali straniere sono caduti finora nel vuoto.

L’8 maggio il vicepresidente statunitense JD Vance ha invitato i due paesi alla “moderazione”. “Ma non ci lasceremo coinvolgere in un conflitto che fondamentalmente non ci riguarda”, ha tuttavia aggiunto durante un’intervista alla Fox News.

Lo stesso giorno New Delhi ha ordinato al social network X di bloccare più di ottomila account, compresi quelli di alcuni mezzi d’informazione internazionali. X ha dichiarato di averlo fatto ma con riluttanza, denunciando un “tentativo di censura”.