Gli stati membri delle Nazioni Unite, divisi sul futuro dei combustibili fossili, non sono riusciti ad accordarsi su un testo di presentazione di un nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).
La settima edizione del rapporto Global environment outlook è stato quindi pubblicato il 9 dicembre senza testo di presentazione. Il rapporto precedente era uscito nel 2019.
Il “riassunto per i decisori”, una breve sintesi del rapporto, avrebbe dovuto essere approvato dai governi, com’era sempre avvenuto in passato.
Ma per la prima volta dall’inizio delle pubblicazioni, nel 1997, i governi non sono riusciti ad accordarsi.
“È davvero deplorevole”, ha dichiarato all’Afp Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep.
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“Le discussioni sono state molto difficili”, ha affermato una fonte diplomatica francese.
“Il rapporto si soffermava sulla cosiddetta triplice crisi, affrontando quindi temi che sono oggetto di controversie semantiche e anche non semantiche”, ha aggiunto.
La triplice crisi è rappresentata dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento.
I rappresentanti degli stati avrebbero dovuto approvare il testo di presentazione in occasione dell’assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente che si è tenuta l’8 ottobre a Nairobi, in Kenya, dove ha sede l’Unep.
Ma l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, grandi produttori di idrocarburi, si sono opposti a qualunque riferimento all’abbandono delle fonti fossili di energia, hanno riferito fonti dell’Unep.
In una dichiarazione congiunta emessa dopo il fallimento dei negoziati, l’Unione europea e il Regno Unito hanno deplorato il comportamento di alcuni stati, senza menzionarli esplicitamente.
Secondo il rapporto, serviranno investimenti per circa ottomila miliardi di dollari all’anno per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050 e garantire i finanziamenti necessari alla conservazione e al ripristino della biodiversità.
“Ma il costo dell’inazione è molto più alto”, affermano gli autori, che quantificano anche i benefici economici derivanti dalla transizione energetica.
Secondo le stime, questi benefici comincerebbero a manifestarsi nel 2050, arrivando a 20mila miliardi di dollari all’anno entro il 2070 e a centomila miliardi nei decenni seguenti.
“La chiave risiede in una trasformazione totale del nostro sistema energetico”, ha sottolineato Robert Watson, copresidente del gruppo di esperti che ha messo a punto il rapporto.