Nonostante gli appelli internazionali alla distensione, continuano gli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, che finora hanno causato la morte di sette civili cambogiani e tre soldati tailandesi.

I due paesi asiatici si sono attribuiti reciprocamente la responsabilità della ripresa degli scontri, arrivata meno di due mesi dopo la firma di un accordo di cessate il fuoco con la mediazione del presidente statunitense Donald Trump.

In un primo momento la Cambogia aveva affermato di non aver risposto agli attacchi delle forze armate tailandesi, la cui aviazione aveva condotto dei bombardamenti vicino al confine.

Ma il 9 dicembre l’ex primo ministro cambogiano Hun Sen ha confermato su Facebook che l’esercito ha risposto al fuoco “dopo aver dato prova di pazienza per più di ventiquattr’ore, sia per dare una possibilità al cessate il fuoco sia per avere il tempo di mettere in sicurezza la popolazione”.

“D’ora in poi le nostre forze risponderanno a qualunque attacco nemico”, ha aggiunto.

Il 9 dicembre l’esercito tailandese ha annunciato la morte di altri due soldati, uno dei quali nell’esplosione di una granata vicino al tempio conteso di Preah Vihear, patrimonio mondiale Unesco.

Circa trenta soldati sono rimasti feriti da quando sono riprese le ostilità, ha precisato.

Il ministero della difesa cambogiano ha invece riferito della morte di altri tre civili.

Decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case su entrambi i lati del confine.

Le violenze di luglio

L’8 dicembre il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e l’Unione europea avevano invitato i due paesi ad astenersi da qualunque azione che potesse aggravare la situazione.

Bangkok e Phnom Penh si erano già scontrate per cinque giorni a luglio, causando 43 morti e costringendo circa 300mila persone a lasciare le loro case.

Il 26 ottobre i due paesi avevano firmato un accordo di cessate il fuoco, che la Thailandia aveva però sospeso a novembre in seguito all’esplosione di una mina, che aveva ferito alcuni soldati.

A ottobre le due parti si erano impegnate a ritirare le armi pesanti, a bonificare le zone di confine e a proseguire il dialogo, ma nulla era stato definito nel merito.

La Cambogia e la Thailandia sono da tempo in conflitto riguardo al tracciato della loro frontiera comune, lunga più di ottocento chilometri e definita in gran parte da accordi firmati all’epoca dell’occupazione francese dell’Indocina.