Il Venezuela ha affermato il 17 dicembre che il blocco navale imposto dagli Stati Uniti, definito dal presidente Nicolás Maduro “una minaccia alla sovranità venezuelana, al diritto internazionale e alla pace”, non sta influendo sulle sue esportazioni petrolifere.

“Le esportazioni di greggio e prodotti derivati procedono normalmente. Le petroliere navigano in sicurezza”, ha dichiarato l’azienda petrolifera statale Pdvsa.

Il blocco, il cui obiettivo è mettere in ginocchio l’economia venezuelana, era stato annunciato il 16 dicembre dal presidente statunitense Donald Trump, che a partire da agosto aveva rafforzato il contingente militare degli Stati Uniti nel mar dei Caraibi.

Il 17 dicembre le Nazioni Unite hanno lanciato un appello alla distensione tra i due paesi.

Lo stesso giorno, nel corso di una conversazione telefonica con il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, Maduro “ha denunciato le recenti dichiarazioni del presidente statunitense, secondo cui il petrolio, le risorse naturali e il territorio del Venezuela apparterrebbero agli Stati Uniti”, ha affermato il ministero degli esteri venezuelano in un comunicato.

Annunciando il blocco petrolifero, Trump aveva affermato che “le cose andranno sempre peggio per loro finché non ci restituiranno il petrolio, le terre e gli altri beni che ci hanno rubato”, senza però fornire ulteriori dettagli. Negli anni settanta il Venezuela aveva nazionalizzato la sua industria petrolifera e, sotto la presidenza di Hugo Chávez (1999-2013), le grandi aziende straniere erano state costrette ad accettare joint venture controllate dalla Pdvsa.

“Maduro ha sottolineato che queste dichiarazioni dovrebbero essere respinte categoricamente dalle Nazioni Unite, in quanto costituiscono una minaccia diretta alla sovranità venezuelana, al diritto internazionale e alla pace”, ha aggiunto il ministero degli esteri venezuelano.

“Il regime di Maduro sta usando il petrolio per finanziare il narcoterrorismo, il traffico di esseri umani, gli omicidi e i rapimenti”, aveva dichiarato Trump per giustificare “un blocco totale delle petroliere soggette a sanzioni in arrivo o in partenza dal Venezuela”.

Trump accusa Maduro di essere a capo di un narcostato. Caracas smentisce e sostiene che il vero obiettivo di Washington sia rovesciare Maduro e mettere le mani sul petrolio venezuelano.

A partire da settembre Washington, che sostiene di essere in guerra contro i cartelli della droga, ha condotto attacchi contro 27 presunte imbarcazioni di narcotrafficanti nel mar dei Caraibi e nell’oceano Pacifico, causando la morte di almeno 99 persone. La legalità di questi attacchi è stata messa in dubbio dalle Nazioni Unite e da molti esperti di diritto.

Soggetto a un embargo statunitense dal 2019, il petrolio venezuelano è venduto sul mercato nero, in particolare alla Cina, a prezzi bassi.

La settimana scorsa le forze armate statunitensi avevano sequestrato nel mar dei Caraibi una petroliera diretta a Cuba, la Skipper.

Il 17 dicembre il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha dichiarato al suo collega venezuelano Yván Gil che Pechino si oppone “a qualsiasi tentativo d’intimidazione”, ribadendo “il sostegno a tutti i paesi nella difesa della loro sovranità”.

“Il blocco statunitense è un chiaro esempio di pirateria di stato”, ha affermato il governo iraniano in un comunicato.