25 maggio 2017 10:14

Stamattina al bar la radio trasmetteva Killing me softly with his song, un vecchio classicone di Roberta Flack, che è una delle canzoni meno mattutine che si possano immaginare. Nata nel 1939, Flack cominciò da giovane a fare la pianista, poi a 15 anni passò a studiare da cantante e diventò direttrice assistente del coro della sua università (curò anche una messa in scena dell’Aida!). Prometteva una carriera interessante, invece diventò una star di quel soul da piano bar di lusso che è un momento della musica nera degli anni settanta tanto popolare quanto spesso noioso. Non sono l’unico a pensarla così: Listen again, la storia della musica pop di Eric Weisbard, parlando di Roberta Flack tira in ballo gli aggettivi depressing e lifeless. La #canzonedelgiorno la conosciamo tutti e, come spesso capita alle grandi hit, si stampa in testa e non va più via. Non è mica giusto che oggi tocchi solo a me. Scusate, domani prometto più vita.

PS: due seguaci della #canzonedelgiorno protestano. Quindi lo dico: è vero, la versione dei Fugeesè meglio. Dopodiché, passata la canzone, l’astuto Spotify è andato a cercare qualcosa di simile e mi ha proposto Michael Bublé. Ecco, appunto.

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