10 maggio 2019 15:59

“Un’ultima occasione per l’African national congress”, titola il settimanale sudafricano Mail & Guardian dopo le elezioni legislative dell’8 maggio 2019. Come previsto, l’Anc (al potere dal 1994) ha mantenuto saldamente il vantaggio sui rivali più accreditati, la Democratic alliance di Mmusi Maimane e gli Economic freedom fighters di Julius Malema, ma per la prima volta in venticinque anni ha ottenuto meno del 60 per cento dei voti.

Gli elettori hanno punito il partito perché non ha tenuto fede alle promesse di migliorare le condizioni di vita dei sudafricani, in particolare della maggioranza nera: la disoccupazione è stimata al 27 per cento, la corruzione nel settore pubblico è rampante e l’erogazione dei servizi pubblici è carente, come hanno dimostrato i blackout programmati decisi dalla Eskom, l’azienda elettrica nazionale sull’orlo del collasso, o le proteste ad Alexandra, una township di Johannesburg, alla vigilia del voto.

La sostituzione, all’inizio del 2018, del presidente Jacob Zuma, coinvolto in gravi scandali di corruzione, con il suo vice Cyril Ramaphosa, una persona considerata più onesta e stimata a livello internazionale, ha permesso all’Anc di arginare l’emorragia di voti e, come scrive il Mail & Guardian, di salvare il partito da un “risultato umiliante”.

Scarsa partecipazione
Ma la mossa non è bastata a dissipare i dubbi degli elettori. Un dato significativo è sicuramente quello dell’affluenza alle urne, che è passata dall’88 per cento di dieci anni fa al 65,5 per cento di adesso. Gli elettori indecisi o delusi hanno preferito non presentarsi ai seggi. Il Mail & Guardian calcola che in questa elezione, tra astensione, mancate iscrizioni ai registri elettorali e schede bianche o nulle, si siano persi 18 milioni di voti.

Anche il secondo partito, la Democratic alliance, che ha governato a lungo regioni importanti come quella di Città del Capo, ha registrato un leggero calo. “Un risultato non disastroso, ma di certo negativo”, commenta il sito News24, facendo notare che molti elettori bianchi hanno preferito votare per il Freedom front plus, un partito conservatore che si propone come difensore della popolazione afrikaner. Sul fronte opposto, all’estrema sinistra, hanno guadagnato posizioni, raggiungendo il 10 per cento delle preferenze, gli Eff, noti per i toni aggressivi e la retorica populista.

Il panorama politico sudafricano non cambia sostanzialmente e lo stimato Cyril Ramaphosa ha praticamente la certezza di essere confermato come presidente dalla nuova assemblea nazionale. La novità di queste elezioni è aver messo in evidenza come mai prima d’ora la disaffezione degli elettori, in particolare di quelli molto giovani, della generazione dei “nati liberi” (dopo la fine dell’apartheid). Ora l’Anc, oltre a fare qualcosa di concreto per migliorare le condizioni di vita delle fasce più povere della popolazione, dovrà fare uno sforzo d’introspezione e capire come rinnovarsi per guadagnare consensi tra quei milioni di giovani elettori che quest’anno non hanno votato. Perché non è detto che, tra cinque anni, i sudafricani gli concederanno un’altra occasione.

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