Mouse On Mars, Dimensional people part II
Dimensional people è il disco che mi ha riconciliato con Bon Iver (il precedente
22, a million mi aveva deluso). Il problema è che non è un disco di Bon Iver (il progetto che fa capo al cantautore Justin Vernon), ma è il nuovo album del gruppo tedesco Mouse On Mars, nel quale Vernon è semplicemente ospite.
I Mouse On Mars, arrivati all’undicesimo album, dimostrano di avere ancora un sacco di idee e hanno tirato a lucido il musicista statunitense, che riesce di nuovo a emozionare con la sua voce come non faceva da tempo. I brani di Dimensional people sono splendidi, grazie alle numerose collaborazioni e alle contaminazioni sonore. Oltre a Vernon, tra gli ospiti ci sono i fratelli Bryce e Aaron Dessner (i due chitarristi dei National), il rapper Spank Rock e altri.
Il lavoro si apre con la lunga suite strumentale che dà il titolo al disco, una cosa a metà strada tra Sun Ra e i Kraftwerk, in cui la voce e il sassofono di Justin Vernon sono il filo conduttore, anche se vengono decomposti dai campionamenti dei Mouse On Mars. Alla fine di questa lunga suite arriva Foul mouth, un altro pezzo memorabile, costruito su un insieme di fiati, chitarre, banjo a supportare le voci dei due ospiti: la rapper di Filadelfia Amanda Blank e il cantante dei Beirut Zach Condon (se avete dieci minuti di tempo guardatevi questo video, nel quale il gruppo tedesco racconta come ha lavorato sui campionamenti del pezzo). E poi il disco prosegue, come un unico flusso. Dura solo 43 minuti e, quando si arriva alla fine, viene subito voglia di riascoltarlo da capo.
I Mouse On Mars dimostrano che i generi a cui fanno riferimento – il jazz, il krautrock, il post rock, l’elettronica tedesca – sono ancora incredibilmente longevi e possono ispirare anche le nuove generazioni di musicisti. Proprio come gli stessi Mouse On Mars.
Rival Consoles, Untravel
A proposito di musica elettronica e di album ispirati, ecco il londinese Ryan Lee West, in arte Rival Consoles. Sospeso tra sintetizzatori analogici, delay, atmosfere da film di fantascienza e musica ambient, il suo nuovo album Persona – il titolo viene dall’omonimo film di Ingmar Bergman – è inattaccabile.
Dall’apertura di Unfolding, passando per il sognante singolo Untravel fino alla conclusiva Fragment, Persona è un esempio di musica elettronica dal cuore pulsante, un malinconico viaggio interstellare che sembra più intenso ogni volta che lo si affronta.
Tyler The Creator, Okra
Il nuovo pezzo di Tyler The Creator arriva a pochi mesi da Flower boy, un disco che alternava ottimi brani ad altri meno azzeccati, e non è per niente male. Registrato in stile “buona la prima”, Okra è un pezzo autocelebrativo, nel quale Tyler sbatte in faccia ai rivali le sue nomination ai Grammy e le sue auto lussuose. Nel ritornello sembra però che il rapper faccia riferimento agli Odd Future, il collettivo di Los Angeles nel quale Tyler si è formato.
Tyler The Creator conferma di avere un flow impressionante, mentre veleggia su una base minimalista, satura di bassi nelle strofe e più delicata nel ritornello. Il video, rozzo e surreale, è perfetto per il pezzo.
Father John Misty, Disappointing diamonds are the rarest of them all
Tre anni fa con I love you honeybear Father John Misty aveva tirato fuori dal cilindro un ottimo disco di canzoni d’amore ciniche e surreali, trovando una chiave interessante per raccontare l’America contemporanea. Nel successivo Pure comedy però non era riuscito a confermarsi.
Nel nuovo singolo, che anticipa l’album God’s favorite customer – in uscita il 1 giugno, anche se il 18 aprile è stato diffuso per sbaglio online – Tillman sembra essere tornato alle atmosfere del disco del 2015. I riferimenti sonori ai Beatles, con quel pianoforte e il basso in evidenza che sembra suonato da McCartney, sono più evidenti del solito. Riuscirà a risollevarsi? Vedremo.
MorMor, Heavein’s only wishful
Un altro talento molto interessante spunta fuori dal Canada. Si chiama MorMor ed è di Toronto. È nero, ma i suoi punti di riferimento non sono i classici dischi black che ci si aspetterebbe: è un grande fan dei Beatles, dei Nirvana, di Feist, oltre che dei Wu-Tang Clan e della Motown. MorMor scrive, registra e produce gran parte delle sue canzoni da solo, e finora ha pubblicato solo due singoli, ma sembra promettere molto bene. Questo è il migliore dei due brani che ci ha regalato finora.
P.S. Playlist aggiornata, buon ascolto!
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