09 maggio 2019 16:27

Questa settimana prendo esempio da Lucy van Pelt e dal suo banchetto di aiuto psichiatrico: consulenze lampo per cinque centesimi di dollaro. Da quando esiste questa rubrica – e sono mille giorni, ormai – mi sono dedicato ai casi più gravi e ai più esemplari, ma ho ricevuto decine di richieste minori, infortuni da codice verde, manie che forse non avrebbero offerto materia per una seduta intera. Così ho lasciato i miei cari ipocondriaci in sala d’attesa. Ebbene, the doctor is in.

Caro bibliopatologo,
leggo solo libri gialli, cosa mi consiglia per ridurre questa dipendenza assai forte?

– Lisa

Semplice, Lisa: commetti un delitto. Non un delitto grave, intendiamoci, scegli tra quelli su cui indagava Johnny Bassotto – ruba la marmellata, scalda la cassata con il phon, lega una cravatta a un palloncino, vedi tu. Oppure indaga tu stessa, magari con un elefante come aiutante e un pappagallo che ti fa da radiospia, per restare filologicamente fedele al modello. Insomma, se hai una dipendenza dallo schema narrativo del giallo, l’unico modo per tirarlo fuori dai libri è portarlo nella vita. Consiglio di lettura: L’impiego del tempo di Michel Butor. Capirai perché.

Valeriia Sviridova, EyeEm/Getty Images

Ogni volta che presto un libro, sono divisa tra l’eccitazione di tramandare una lettura che ho apprezzato e la preoccupazione che il libro soffrirà in qualche modo la mancanza delle cure che potrei dargli io. Come risolvere tale affezione?

– Letizia

Cara Letizia, è il problema di tutte le mamme quando devono lasciare il loro bambino in custodia a un altro. Non soffocarli, questi poveri libri, non farli diventare come Robertino in Ricomincio da tre! Cosa potrebbe capitargli, in fondo? Uno strappo a una pagina, che non è molto diverso da un graffio sulle ginocchia cadendo dalla bicicletta. Consiglio di lettura: How to be a jewish mother di Dan Greenburg, un piccolo capolavoro umoristico del 1964. Leggilo e fai l’esatto contrario.

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Dottore, mi è capitato diverse volte di andare in libreria con la mia compagna e di avvertire un certo piacere nel comprarle un libro di nascosto, senza che se ne rendesse conto. Che disturbo ho?

– K.

Non pensare a che disturbo hai, pensa piuttosto a che disturbo rischi di causare nella tua compagna, pur con le migliori intenzioni da parte di entrambi. I libri a sorpresa sono un po’ come le feste di compleanno a sorpresa o le visite a sorpresa in luoghi lontani: salvo eccezioni, c’è quasi sempre qualcosa che non va, un languoroso disagio, una nota stridente che si cerca di soffocare con un falso entusiasmo da ipercompensazione, perché il beneficiario del dono si sentirà in colpa di non provare un entusiasmo sincero – proprio come il donatore si sentirà in credito di riconoscenza. Ora però se permetti penso al mio, di credito: cinque cent, prego.

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