19 ottobre 2018 17:28

In Soldado di Stefano Sollima ritroviamo alcuni personaggi di Sicario di Denis Villeneuve. Cioè Alejandro, il misterioso killer interpretato da Benicio Del Toro, e Graver, l’agente del governo che si occupa dei lavori sporchi interpretato da Josh Brolin. Ma non li vediamo subito. Nella prima sequenza c’è quello che sembra un corto circuito che poi piano piano verrà chiarito. Da quando in qua i migranti che passano il confine tra Messico e Stati Uniti si fanno saltare in aria come i terroristi islamici?

Fatto sta che a un certo punto ricompaiono i nostri eroi, impegnati come al solito in uno sporco lavoro. Dopo un interrogatorio che suggerisce un uso creativo dei droni, Graver riceve la sua missione: avrà carta bianca per far scoppiare una guerra tra cartelli messicani della droga. Naturalmente si rivolge al suo consulente esterno, ideale per una black-op che sia black che più black non si può: Alejandro. Non entriamo nei dettagli della missione che ci porta al cospetto della vera rivelazione del film, che come in Sicario è il personaggio femminile, chiave dell’operazione.

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Isabela Moner, nata nel 2001, interpreta Isabel, la figlia di un narcotrafficante, e finché lei è sullo schermo siamo tutti contenti. Come scrive Anthony Lane sul New Yorker, tutto il film si può leggere nei suoi sguardi. Anche senza tutte le sfumature con cui Villeneuve aveva reso Sicario un action-thriller sopraffino, Sollima tiene il film saldamente in mano. La brutalità che domina la zona a cavallo tra Stati Uniti e Messico non poteva venir fuori in modo più chiaro e non possiamo che essere contenti per il regista romano.

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The children act, di Richard Eyre, è un dignitosissimo adattamento di La ballata di Adam Henry di Ian McEwan. Emma Thompson interpreta Fiona Maye, giudice londinese di grande esperienza, abituata a finire sui giornali. Fiona deve legiferare su un minore malato di leucemia che potrebbe essere salvato da una trasfusione di sangue. Il problema è che il ragazzo e la famiglia sono testimoni di Geova e quindi rifiutano la trasfusione. L’ospedale si rivolge alla corte. Ma tutto quello che succede nel film, anche per chi non ha letto il romanzo di McEwan, è sostanzialmente accessorio a mostrarci una magnifica attrice in un ruolo che le calza a pennello. Ma forse non c’entra neanche il ruolo. Una Emma Thompson così sarebbe uno spettacolo in qualsiasi contesto, anche mentre gioca al solitario al computer.

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Le ereditiere, opera prima di Marcelo Martinessi premiata a Berlino (premio Fipresci, premio Alfred Bauer e Orso d’argento alla protagonista Ana Brun), racconta la storia di Chela, una donna di una certa età che dopo aver passato trent’anni accanto a Chiquita, si ritrova sola e spaesata nella loro grande casa nel centro di Asunción. Grazie ad alcune amiche (una in particolare, interpretata da Ana Ivanova) e a una grande automobile, scoprirà nuovi orizzonti. Interessante l’ambientazione paraguaiana, tropicale, crepuscolare, sconosciuta.

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Esce anche un altro film con un brutto titolo: Sogno di una notte di mezza età, di e con Daniel Auteuil e con Gérard Depardieu. Sembra proprio che stavolta, oltre al titolo, non sia riuscitissimo neanche il film.

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