15 novembre 2019 18:20

Nata nei lontani anni venti, la 24 ore di Le Mans è una delle gare automobilistiche più antiche e affascinanti. Per chi non è un appassionato, del resto, le corse automobilistiche sono abbastanza soporifere. Del resto dormire per 24 ore è roba da professionisti. Le Mans 66, di James Mangold, però non si rivolge solo agli appassionati. È piuttosto la ricostruzione romanzata di una celebre edizione della 24 di Le Mans, quella appunto del 1966, in cui la Ford spinse via la Ferrari dal podio.

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Con Matt Damon nei panni dell’ex pilota e progettista Carroll Shelby e Christian Bale in quelli del pilota e meccanico Ken Miles, il film sembra voler rimettere gli uomini, il loro genio e le loro sregolatezze al centro di uno sport in cui i mezzi meccanici sono protagonisti. Comunque. Dopo essersi visto sbattere la porta in faccia da Enzo Ferrari (interpretato da Remo Girone), il presidente della Ford, Henry Ford II (Tracy Letts) decide di impegnarsi per togliere alla scuderia italiana il predominio nella classica corsa francese.

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Zombieland. Doppio colpo di Ruben Fleischer invece è decisamente rivolto agli appassionati. Soprattutto a quelli di Zombieland, sempre di Ruben Fleischer, uscito nel 2009. Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Abigail Breslin ed Emma Stone riprendono i ruoli che avevano già interpretato nel primo film. Sono passati dieci anni (anche nel film) e i quattro protagonisti continuano imperterriti a combattere contro i morti viventi.

Il piacere principale di vedere un film del genere sta ovviamente nel ritrovare proprio quei personaggi (in particolare Tallahassee, interpretato da Woody Harrelson) e nelle infinite variazioni sul tema “zombie nella cultura pop, dagli anni sessanta a oggi”, tema, incredibile a dirsi, solo appena appena inflazionato, ma lungi dall’essere esaurito. Forse perché, come suggeriscono tanti film e serie recenti (L’alba dei morti dementi in testa) siamo noi viventi a essere sempre più simili a morti viventi.

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In The bra, commedia praticamente muta del regista tedesco Veit Helmer, torna una nostra vecchia conoscenza: Miki Manojlovic. L’attore serbo ha avuto un momento di grande popolarità, soprattutto grazie ai primi film di Emir Kusturica. Poi arrivò l’inquietante Il macellaio di Aurelio Grimaldi, in cui il nostro eroe seduceva niente meno che Alba Parietti a botte di fettine e macinato. Qui interpreta un ferroviere in cerca della proprietaria di un reggiseno rimasto agganciato al suo treno. Accanto a Manojlovic ci sono Paz Vega, Chulpan Khamatova e Maia Morgenstern, ma parte del fascino del film sono gli scenari caucasici in cui è girato.

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In uscita anche Sono solo fantasmi, di e con Christian De Sica, che insieme a Carlo Buccirosso e Gian Marco Tognazzi forma un trio di improbabili ghostbuster.

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