09 giugno 2015 18:16

Quando si incontrarono a Parigi, nel 1920, Man Ray disse a Germaine Krull: “Germaine, io e te siamo i più grandi fotografi del nostro tempo”. Lo stesso anno, Krull pubblicò il suo libro Métal grazie al quale contribuì a “dare valore alla forma del libro fotografico in quanto opera d’arte autonoma”, spiegano Martin Parr e Gerry Badger nel volume The photobook: a history. Volume 1.

Dinamica attivista e grande viaggiatrice, Germaine Krull non considerava la fotografia come uno strumento puramente estetico e artistico, ma come un linguaggio per testimoniare la vita di tutti i giorni. Fu nel 1928, quando fu assunta dalla rivista Vu che elaborò, al fianco dei fotografi André Kertész e Eli Lotar, uno stile che manterrà nel corso di tutta la sua carriera.

La mostra, ospitata al Jeu de Paume di Parigi fino al 27 settembre 2015, presenta in 130 fotografie e ritagli di riviste, alcuni dei temi più cari all’artista come l’architettura metallica, il nudo femminile, le vie urbane e il traffico, soprattutto scattate tra Parigi e Marsiglia. Accanto ai ritratti di personalità del mondo culturale – tra cui figurano Colette, Jean Cocteau e André Malraux – si trova anche il primo fotoromanzo, uscito nel 1931, in cui le sue immagini accompagnavano il racconto Le folle d’Itteville di George Simenon.

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