21 ottobre 2015 14:03

Secondo le autorità israeliane sono almeno 65mila i migranti africani entrati illegalmente nel paese tra il 2006 e il 2013. Circa 45mila si sono fermati: vengono soprattutto dall’Eritrea (33mila) e dal Sudan (8.500). Israele, però, ha concesso lo status di rifugiati solo a quattro eritrei. Agli altri è stato garantito un visto di protezione temporanea, con cui i migranti evitano l’espulsione ma non possono avere permessi di lavoro, servizi sanitari e servizi sociali.

Nel 2013 il governo israeliano ha avviato un progetto di “rimpatrio volontario”, con cui offre ai migranti 3.500 dollari e un biglietto di sola andata per il loro paese o un paese terzo, quasi sempre Ruanda o Uganda. Chi rifiuta finisce in un centro di detenzione nel deserto del Negev. Una sentenza della corte suprema ha stabilito che la detenzione non può durare più di un anno, ma ai migranti rilasciati è vietato abitare o lavorare nel centro di Tel Aviv. Dall’inizio del programma sono stati rimpatriati diecimila migranti, ma molti di loro hanno denunciato di essere stati torturati e incarcerati.

Il 18 ottobre un profugo eritreo è stato ucciso dalla folla a Beersheva perché sospettato di essere un terrorista.

Il reportage è stato realizzato dalla fotografa francese Sarah Caron, a Tel Aviv, nell’agosto del 2015.

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