30 marzo 2016 17:36

La galleria Steven Kasher di New York presenta fino al 9 aprile una selezione delle prime fotografie di Meryl Meisler (1951), che negli settanta comincia a scrivere un diario personale fatto di istantanee di un piccolo mondo bizzarro.

North Massapequa, la città dello stato di New York dove Meisler cresce, era chiamata anche matzoh pizza per la forte presenza di emigrati ebrei e italiani. Meisler è circondata da persone originali e surreali, di famiglia o di quartiere, sempre pronte a mettersi in posa davanti all’obiettivo. Il suo ambiente e gli autori che ammira di più (Jacques Henri Lartigue, Diane Arbus e Brassaï) l’aiutano a sviluppare una prospettiva non convenzionale, che la fotografa perfeziona a New York, dove si trasferisce nel 1975 dopo aver fatto coming out.

A New York studia con Lisette Model e frequenta club e discoteche, entrando in contatto con una comunità molto compatta di artisti, scrittori, femministe e drag queen. Qui abbraccia completamente la sua diversità, non solo sessuale, all’interno di una cultura gay che sta ancora imparando a interpretare le sue possibilità, ansie e aspirazioni.

Questi due momenti della vita di Meisler sono raccolti anche nel libro Paradise & purgatory: SASSY ’70s suburbia & the City. Nell’introduzione al volume, Catherine Kirkpatrick scrive che “visti fianco a fianco, i parenti raccolti intorno alla tavola e i pagliacci ammassati nel bagagliaio di un’auto non sono così diversi. Cambiano il contesto e il tipo di popolazione, ma la situazione è la stessa”. Meisler non ha mai voluto lavorare da professionista, ritenendo il suo stile fuori sincrono rispetto alle esigenze commerciali, ma ha insegnato arte per 31 anni nelle scuole pubbliche di New York.

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