03 novembre 2016 13:01

La guerra in Siria ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire verso il Libano, mettendo a dura prova l’economia libanese e le sue infrastrutture già fatiscenti. Ma la guerra civile siriana, che dura ormai da cinque anni, è stata una manna per almeno un settore economico: l’industria del tabacco.

Nella principale fabbrica di tabacco del Libano, ad Hadath, a sudest di Beirut, gli operai lavorano 24 ore su 24, riuscendo a malapena a coprire la forte domanda di sigarette, aumentata anche a causa della presenza dei rifugiati siriani – ufficialmente più di un milione, ma il numero reale è più vicino ai due milioni – e dell’introduzione di due nuove etichette che hanno sottratto quote di mercato ai costosi marchi d’importazione.

In Siria, dopo lo scoppio della guerra, nel marzo del 2011, molte fabbriche di sigarette hanno chiuso, portando a un forte aumento della domanda di sigarette libanesi, molto simili a quelle siriane. Le vendite di sigarette prodotte dalle fabbriche statali libanesi hanno così raggiunto il picco di un miliardo di dollari nel 2012.

La fabbrica statale libanese Régie libanaise des tabacs et tombac, più nota come Régie, è l’unica azienda autorizzata a produrre e importare sigarette e quella del tabacco è una storia di successo rara tra le aziende statali libanesi: è una delle poche istituzioni a portare soldi nelle casse dello stato.

Nella fabbrica di Hadath tutte le macchine funzionano quasi alla massima capacità e alcuni ingegneri italiani sono al lavoro per installare una nuova macchina in grado di portare la produzione a dodicimila sigarette al minuto.

Le foto sono state scattate dal fotografo Bilal Hussein dell’Associated Press, nell’agosto del 2016.

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