29 novembre 2016 16:32

“Chi non ama queste immagini, non ama la poesia, capito? Se non ami la poesia va’ a casa e guarda la tv con i cowboy col cappello da cowboy e i poveri cavalli gentili che li sopportano”, scrisse Jack Kerouac a proposito di The americans di Robert Frank, alla fine degli anni cinquanta.

È impossibile immaginare la recente storia della fotografia senza Robert Frank. Aveva 31 anni quando nel 1955 vinse la borsa di studio della fondazione John Simon Guggenheim con cui finanziò il suo viaggio negli Stati Uniti, a bordo di un’auto di seconda mano insieme alla moglie e ai due figli. In quel viaggio, durato quasi un anno, scattò 28mila foto.

Il libro The americans fu pubblicato per la prima volta dall’editore francese Robert Delpire nel 1958. Furono scelte 83 foto in bianco e nero, e cambiarono per sempre il senso e il ruolo della fotografia. Pubblicato negli Stati Uniti un anno dopo, resta il libro di fotografia più influente del ventesimo secolo, che ha sfidato tutte le regole formali conosciute fino a quel momento: Frank cambiava spesso le lenti della sua macchina fotografica, usava la profondità di campo in maniera insolita e i suoi soggetti non sempre erano fermi.

“Era un lavoro sconvolgente perché mostrava le cose com’erano”, spiega il giornalista Sean O’Hagan sul Guardian. Il ritratto di un territorio e dei suoi abitanti che molti americani non potevano o non volevano vedere: un paese triste, difficile, diviso, più malinconico che eroico, sostiene Nicholas Dawidoff sul New York Times Magazine. E aggiunge che le immagini di Frank hanno mostrato “cosa significa essere poveri o ricchi, innamorati o soli, giovani o anziani, bianchi o neri, lavorare troppo o dormire in un parco, fare politica o pregare”.

Per la prima volta in Italia, negli spazi di Forma Meravigli a Milano, dal 30 novembre 2016 al 19 febbraio 2017, saranno esposte le 83 immagini che compongono The americans.

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