17 maggio 2018 16:06

W. Eugene Smith (1918-1978) entrò a far parte dell’agenzia Magnum nel 1955. Dopo aver lavorato per più di trent’anni come fotografo per la rivista Life, decise di fare il freelance per usare uno stile più personale.

Il primo lavoro come fotografo della Magnum lo realizzò a Pittsburgh, in Pennsylvania, dove andò per realizzare delle foto che avrebbero accompagnato un libro sul bicentenario della fondazione della città. Grazie alla crescita dell’industria siderurgica – e in particolare delle acciaierie – Pittsburg stava vivendo un boom economico. Smith sarebbe dovuto rimanere tre settimane e produrre cento fotografie. Il progetto durò invece tre anni, e le fotografie scattate furono almeno 21mila.

Solo alcune di quelle immagini sono state mostrate al pubblico, ma per Smith fu il lavoro più importante della sua carriera. “Non è solo il ritratto di Pittsburgh, ma dell’America”, spiega Sam Stephen, che ha curato il libro Dream street. Nel saggio introduttivo al volume, il critico Alan Trachtenberg scrisse che quelle di Smith sono “immagini di rottura, di solitudine e di mutilazione; in cui persino i bambini non sorridono e sono immersi in un mondo infestato dall’inquinamento e dalla spazzatura”.

Quando Smith smise di lavorare al progetto disse che per lui era stato un fallimento: “Il problema principale è che non c’è fine nel racconto di una realtà come quella di Pittsburgh”.

La fondazione Mast di Bologna presenta per la prima volta in Italia una mostra dedicata al lavoro del fotografo realizzato a Pittsburgh. L’esposizione, a cura di Urs Stahel, durerà fino al 16 settembre e presenta 170 stampe provenienti dalla collezione del Carnegie museum of art di Pittsburgh.

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