13 dicembre 2018 17:25

Negli anni ottanta Janet Delaney trascorre il weekend a fotografare le strade del Mission district, un quartiere di San Francisco caratterizzato da una forte presenza di immigrati latinoamericani. Prima di arrivare a Mission, ha raccontato già la gentrificazione e i cambiamenti sociali di South of Market (SoMa), il quartiere dove è cresciuta, usando una fotocamera di grande formato e un treppiede.

La vitalità di Mission richiede però un altro atteggiamento, e un’altra attrezzatura; sceglie così una fotocamera reflex biottica, come aveva fatto qualche anno prima Diane Arbus. Nei fine settimana il quartiere è invaso da parate, manifestazioni contro l’intervento degli Stati Uniti in Nicaragua e le politiche di Ronald Reagan, presidente dal 1981 al 1989. “San Francisco era la culla dei progressisti”, ricorda Delaney. I suoi scatti, raccolti nel volume Public matters (Mack), celebrano il multiculturalismo e le lotte per chiedere più diritti e giustizia sociale. Nelle strade di Mission convergono pacifisti, sandinisti e attivisti gay; sono lo specchio della vita pubblica di una comunità aperta che sceglie di non dividersi, ma di cercare momenti di celebrazione come il carnevale di San Francisco, nato qui nel 1979.

Delaney porta avanti questo racconto per anni, legata all’idea che la fotografia debba e possa cambiare il mondo; non è interessata alla pubblicazione di queste foto, tanto che rimangono chiuse in una scatola per vent’anni: “Si trattava solo di un atto d’amore per il mio quartiere” racconta, “avevo lo stesso spirito con cui scatti foto della tua famiglia”.

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