18 dicembre 2018 16:14

Il 14 luglio 2002 nel carcere di San Vittore, a Milano, è nato il reparto La nave. Una sezione speciale, con celle aperte per dodici ore, dove i detenuti ancora oggi svolgono attività psicoterapeutiche, lezioni sulla legalità e sulle dipendenze, partecipano a gruppi di scrittura, lettura, musica e teatro. Nel tempo hanno fondato un giornale, sono stati aggiunti corsi di yoga ed è nato un coro.

“Sono tanti gli ‘impegni’ che scandiscono la vita di queste persone, che spesso invece scontano la pena in luoghi anonimi e alienanti senza imparare nulla”, dice il fotografo Nanni Fontana, che da marzo del 2017 documenta le attività dei detenuti coinvolti in questo progetto. “Questo reparto è prima di tutto un luogo di cura, un servizio per arginare e combattere la dipendenza dalle droghe in previsione di un affidamento a servizi sociali e di un reinserimento fuori dal carcere. Ma è anche un tentativo di dare forma e corpo all’articolo 27 della costituzione in cui si afferma che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”, continua Fontana.

Il fotografo ha seguito incontri, lezioni e attività del reparto, incontrando i detenuti “in transito”, così chiamati perché a San Vittore scontano il periodo di custodia cautelare e non la pena definitiva.

Il suo reportage In transito. Un porto a San Vittore è esposto alla Triennale di Milano fino al 20 gennaio 2019 nell’ambito della rassegna Ti porto in prigione, organizzata dall’associazione Amici della nave.

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