10 giugno 2020 15:24

Gaia Squarci è una giovane fotografa italiana che vive tra Milano e New York. Quando scoppia l’epidemia di covid-19 negli Stati Uniti, si trova a Brooklyn e, pensando alla famiglia e agli amici lontani, decide di uscire di casa e vedere cosa succede fuori.

Conoscendo la complessità e la fragilità del welfare statunitense, Squarci testimonia in prima persona una crisi sanitaria che coinvolge otto milioni di persone e offre uno spaccato delle conseguenze di un’epidemia in una società diseguale.

Si ferma davanti agli ospedali, parla con le persone che sono lì per lavorare, per fare la fila in farmacia o al pronto soccorso, per trasportare via i morti e quelle che passano lì per caso. Incontra medici e infermieri che riscoprono quanto la loro forza possa fare la differenza: “Diventiamo le famiglie dei pazienti mentre sono in ospedale”, racconta Sindhuri Prakash-Polet del Mount Sinai hospital. “L’anno scorso è stato un periodo difficile, e credevo di aver perso una parte di me molto empatica e compassionevole. Ora è ritornata, o magari ho scoperto che era sempre stata lì e non se ne era mai andata”.

Le immagini di Diario: il libretto sanitario di New York sono accompagnate da annotazioni personali della fotografa, che offrono spunti di riflessione su questioni che vanno al di là dell’attuale crisi sanitaria. Questo lavoro è stato commissionato da Cortona On The Move, festival internazionale di visual narrative, in partnership con Intesa Sanpaolo, per The COVID-19 visual project. A time of distance, un archivio permanente e costantemente aggiornato che documenta gli effetti della pandemia sulle persone in tutto il mondo.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it