10 aprile 2020 12:49

Cosa succede al palazzo Selam, una delle occupazioni di rifugiati di Roma

Un soldato dell’esercito italiano davanti al palazzo Selam, Roma, il 7 aprile 2020. (Antonio Masiello, Getty Images)

Dal 6 aprile il palazzo Selam di Roma, una delle occupazioni abitative più grandi della capitale, nel quartiere Romanina, è stato dichiarato zona rossa dalle autorità regionali, che hanno isolato la struttura mandando l’esercito per bloccare ingressi e uscite, dopo che erano stati registrati due casi positivi al covid-19, subito ricoverati in ospedale.

Dopo aver isolato la struttura, che ospita circa 500 persone, quasi tutti rifugiati originari del Corno d’Africa, le autorità sanitarie hanno allestito una struttura mobile per fare triage e tamponi a tutti gli abitanti del palazzo. Il 10 aprile, secondo l’associazione Cittadini nel mondo, che opera all’interno della struttura, sarebbero stati fatti almeno 70 tamponi e 16 persone sarebbero risultate positive al covid-19, quindi immediatamente trasferite in isolamento, nelle strutture alberghiere requisite dalla regione per evitare il contagio degli altri abitanti del palazzo. Sono state trasferite in isolamento anche altre persone che erano contigue con i malati di covid-19.

Il 7 aprile l’assessore alla sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato, aveva spiegato che “ad oggi risultano presenti all’interno circa 500 persone, di cui un terzo donne e 32 minori. Ci sono stati la scorsa settimana due positivi ricoverati, uno al policlinico di Tor Vergata e uno allo Spallanzani, mentre le due persone recatesi ieri a Tor Vergata sono risultate negative. Le persone all’interno del palazzo si sono dimostrate collaborative e accondiscendenti anche riguardo al blocco delle entrate e delle uscite”. Il comune di Roma si è impegnato a portare i pasti alle persone in isolamento.

“Chiedevo da dieci giorni che il palazzo fosse seguito con particolare attenzione perché le persone che ci abitano fanno lavori umili – sono facchini, badanti, colf – e hanno continuato ad andare in giro per lavoro nonostante l’emergenza coronavirus”, spiega Donatella D’Angelo, medico e presidente di Cittadini del mondo, che presta servizio di assistenza medica e sanitaria al palazzo Selam. “La situazione è di grande preoccupazione per le persone all’interno, perché ci sono poche strutture igieniche, c’è un bagno ogni venti persone”.

Senza mediatori
Don Mussie Zerai, prete eritreo in contatto con la comunità all’interno del palazzo, spiega che c’è stata molta tensione nei giorni scorsi, perché si era diffusa la notizia del contagio e le persone temevano di essere a rischio perché nella struttura i servizi igienici sono condivisi tra diverse famiglie, c’è un bagno per ogni cinque famiglie circa. “L’altro timore è scattato dopo che è arrivato l’esercito a isolare la struttura, molti erano preoccupati di non riuscire a fare la spesa, ci sono anche dei bambini che sono rimasti senza beni di prima necessità”, spiega Zerai.

All’interno della struttura vivono persone di almeno quattro nazionalità diverse e uno dei problemi è stato che non sono stati coinvolti mediatori culturali e interpreti durante l’operazione sanitaria: “Molti non hanno proprio capito cosa stava succedendo, ci sono mediatori che abitano all’interno del palazzo e forse avrebbero dovuto essere coinvolti per evitare l’esplosione di tensioni”. Il 9 aprile l’elemosiniere del papa, Konrad Krajewski, ha portato due carichi di beni alimentari alle persone del palazzo, mentre la protezione civile ha distribuito acqua e 160 pacchi di spesa. La Lega e Fratelli d’Italia hanno presentato delle interrogazioni al consiglio comunale e a quello regionale, chiedendo di sgomberare i palazzi occupati di Roma.

“Grazie al Partito democratico di Nicola Zingaretti e al Movimento 5 stelle di Virginia Raggi si rischia un’ondata di contagi da coronavirus nei palazzi occupati abusivamente da senza tetto e immigrati. Complimenti agli oppositori del piano sgomberi voluto da Matteo Salvini a capo del Viminale. Oltre all’illegalità diffusa, dovremmo fare i conti anche con un’altra bomba sociosanitaria che non avrebbe eguali. È il prezzo da pagare per difendere qualche voto?”, hanno detto il capogruppo e i consiglieri della Lega al consiglio regionale del Lazio Orlando Angelo Tripodi, Daniele Giannini, Laura Corrotti, Laura Cartaginese e Pasquale Ciacciarelli.

La maggioranza ha risposto dicendo che “la soluzione in questo momento è quella di occuparsi di queste situazioni e metterle in sicurezza”. Per Alessandro Capriccioli, consigliere regionale di Più Europa: “Auspicare lo sgombero è sempre stato irresponsabile, ma in un momento come questo di emergenza sanitaria lo è ancora di più, perché senza un tetto la vita e la salute delle persone sarebbero ancora meno tutelate”.

A Roma molti rifugiati vivono in palazzi occupati per via della situazione abitativa nella capitale. Con l’emergenza coronavirus, in molti hanno chiesto che queste realtà ricevano più sostegno e attenzione dalle istituzioni. In un comunicato le associazioni della rete Io Accolgo hanno scritto: “Palazzo Selam, come le molte occupazioni informali esistenti in città, ci ricorda in maniera evidente che a Roma esiste un problema di politiche abitative assolutamente inadeguate a garantire il diritto all’abitare a tutte le persone. Ci ricorda inoltre che le regole di distanziamento sociale e di prevenzione sanitaria, oltreché essere prescritte sulla carta, devono essere rese attuabili con opportuni interventi e risorse da parte delle istituzioni”.

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