30 aprile 2020 18:45

Ci vorrà ancora tempo prima di avere un vaccino

Il laboratorio Cobra Biologics, dove si lavora alla ricerca di un vaccino per il covid-19, Keele, Regno Unito, 30 aprile 2020. (Carl Recine, Reuters/Contrasto)

La multinazionale farmaceutica AstraZeneca ha annunciato una collaborazione con l’università di Oxford per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione mondiale di un vaccino contro il covid-19, la cui sperimentazione è appena cominciata al Jenner institute di Oxford. Se si dovesse dimostrare efficace, l’azienda punta ad avere cento milioni di dosi entro la fine dell’anno, dando la priorità alle categorie a rischio.

Molti giornali in tutto il mondo hanno dato grande risalto alla notizia dei primi volontari che hanno ricevuto una dose del vaccino di Oxford, per ora chiamato ChAdOx1 nCoV-19, nell’ambito di una sperimentazione per testarne la sicurezza. Tuttavia, avverte New Scientist, la possibilità che il vaccino possa essere pronto entro un anno, come è stato detto, sembra piuttosto remota.

Uno studio del 2013 ha calcolato che, prima di entrare nella fase clinica, i vaccini sperimentali hanno mediamente una probabilità del 6 per cento di raggiungere il mercato. Secondo un’analisi del 2019, la probabilità di successo di quelli che arrivano alla sperimentazione sarebbe invece del 33,4 per cento.

Lo studio del 2013 ha osservato che, tra il 1998 e il 2009, il tempo medio impiegato per sviluppare un vaccino era di 10,7 anni. È possibile, però, procedere più rapidamente: quello contro l’ebola è stato prodotto in soli cinque anni. Finora nessun altro vaccino è stato sviluppato in così poco tempo.

Tuttavia, una volta individuato il vaccino che offre la migliore copertura, uno degli aspetti più complicati è la produzione di massa. Produrre miliardi di dosi rappresenta uno sforzo produttivo senza precedenti. Senza contare che potrebbe esserci bisogno anche dei richiami.

I paesi non possono pensare di aspettare di trovare un vaccino per uscire dalla crisi. All’inizio di aprile, l’epidemiologo Mark Woolhouse dell’Università di Edimburgo, nel Regno Unito, ha detto a New Scientist: “Non credo che l’attesa di un vaccino possa essere degna della parola ‘strategia’. Non è una strategia, è una speranza”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it