◆ Il 2020 sarà un anno difficile per l’Artico. Le temperature elevate, gli incendi e lo scioglimento dei ghiacci hanno raggiunto livelli eccezionali. La loro comparsa simultanea dovrebbe preoccupare, scrive New Scientist. Nella prima metà dell’anno la temperatura media oltre il circolo polare è stata di otto gradi superiore alla media, mentre a giugno è stata superiore di dieci gradi. L’effetto in parte è dovuto a fenomeni naturali. Tuttavia, l’ondata di calore siberiana è stata resa seicento volte più probabile dal cambiamento climatico. Sono stati toccati nuovi record di temperatura, come i 38 gradi di Verchojansk, in Siberia, a giugno. Quest’anno lo scioglimento del ghiaccio marino è cominciato presto. Al 6 agosto l’estensione era del 27 per cento inferiore rispetto al valore medio del periodo 1980-2010. Il minimo viene in genere toccato a settembre. Se l’andamento non cambia, si potrebbe avere un nuovo record. Preoccupa anche la situazione degli incendi. Il 2020 è già peggiore rispetto all’anno precedente, che aveva fatto registrare un record negativo. Sono andati persi milioni di ettari di vegetazione. Lo scioglimento del permafrost lascia vulnerabili al fuoco gli strati più profondi del suolo, con effetti ignoti. “I modelli climatici hanno previsto da molto tempo cambiamenti drammatici nell’Artico” scrive la rivista, “ma questi stanno arrivando prima del previsto”. Una finestra di tempo per intervenire, per evitare le conseguenze peggiori, c’è, ma è piccola, conclude New Scientist.

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Questo articolo è uscito sul numero 1372 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati