Siamo nel 1990, l’Unione Sovietica è crollata e Victor (Vladimir Friedman) e Raya (Mariya Belkina) sono tra i tanti ebrei russi che decidono di trasferirsi in Israele in cerca di un nuovo inizio. Ma per la coppia il trasferimento significa la fine di una prolifica carriera come doppiatori. Victor non riesce a voltare pagina, mentre Raya accetta un lavoro per una linea telefonica erotica. Divertente ma al tempo stesso triste e molto vero, Voci d’oro racconta bene le difficoltà dei cambiamenti, in particolare per una coppia non più giovane, e i dolori del dislocamento culturale. Lo fa tuttavia con un tale senso di leggerezza quasi sciocca che i temi pesanti e i momenti più cupi non diventano mai schiaccianti. Fondamentale il tocco del regista Evgeny Ruman che riesce a mantenere il film sempre vivace. L’evidente amore per il cinema, poi, non potrà lasciare indifferenti gli appassionati. Basta pensare alla meravigliosa scena in cui Vladimir cerca la voce giusta con cui doppiare Dustin Hoffman in Kramer contro Kramer. Una delle tante in questo film affascinante e commovente. Erin Free, FilmInk


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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati