Dopo quasi diciassette mesi di chiusura, il 30 agosto in Messico le scuole primarie e secondarie hanno riaperto per 25 milioni di studenti. Il governo del presidente Andrés Manuel López Obrador, che nel marzo del 2020 aveva decretato la chiusura delle scuole per arginare la diffusione del virus sars-cov-2, ha preso questa decisione nonostante l’opposizione del Coordinamento nazionale dei lavoratori dell’istruzione (il sindacato degli insegnanti) e di molte famiglie. Secondo Proceso, è il momento peggiore per riattivare la didattica in presenza, perché a causa della variante delta del virus il paese è nel pieno della terza ondata della pandemia, con più di 258mila vittime dall’inizio della crisi sanitaria e la popolazione più giovane non vaccinata. I dirigenti sindacali denunciano che gli edifici scolastici, dove spesso manca l’acqua corrente, non sono pronti a garantire le necessarie misure di sicurezza contro i contagi. Molti stati hanno scelto quindi di alternare le lezioni in presenza alla didattica a distanza, con classi a numero ridotto e lezioni di 45 minuti per permettere l’aerazione delle aule. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati