Ulf Andersen, Getty Images

Il cerchio è una forma che serve sia a focalizzare la mente sia a sviarla. Cerchiare un luogo su una mappa significa rimandare l’arrivo, ma circoscrivere qualcosa è anche un modo per richiamare l’attenzione su quella cosa. Per esempio, un critico potrebbe cerchiare un passaggio particolarmente bello, come capita di fare spesso leggendo lo squisito Tre anelli di Daniel Mendelsohn. Nato da una serie di conferenze tenute all’università della Virginia, il libro riguarda i cerchi ed è pieno di cerchi. Il suo argomento ufficiale è la tecnica letteraria conosciuta come “composizione ad anello”, in cui “la narrazione sembra allontanarsi in una digressione (il punto di partenza è segnato da una linea formulaica o da una scena standard), anche se la digressione, questo apparente allontanamento, si rivela alla fine essere un cerchio, poiché la narrazione tornerà al punto preciso dell’azione da cui si era allontanata”. Daniel Mendelsohn è un classicista di formazione, e come nota nel libro, una delle antiche parole greche che significano “digressione” indica anche il commento scientifico. Il critico è un divagatore per eccellenza: Il suo compito è quello di allontanarsi da un testo per ideare un percorso di ritorno più ricco. Tre anelli divaga ulteriormente a partire dalle sue digressioni, vorticando con eleganza elegiaca nell’Odissea, che a sua volta si allontana dal racconto principale solo per tornare a casa; nelle comunità ebraiche perse nella Shoah, alle quali nessuno potrà mai tornare indietro; nei vari tentativi di resuscitare forme di vita passate, per esempio gli sforzi giovanili di Mendelsohn per costruire modelli di edifici antichi; verso il filologo Erich Auerbach, anch’egli perseguitato dai nazisti, che scrisse su quel tipo di modellazione letteraria noto come mimesis; e infine nel desiderio di ritorno che anima tanti dei nostri miti, dei nostri progetti e delle nostre finzioni. Il mondo di Tre anelli è così pieno di interconnessioni che suscita sia paranoia sia incanto. Per il linguaggio ornato e onirico, molti passaggi meritano di essere cerchiati e ricerchiati.

Becca Rothfeld,
The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1437 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati