Adattarsi, non c’è altra scelta. In Mustang, la splendida novella centrale di Canoe, la protagonista è costretta a evolversi per adattarsi al suo nuovo mondo, per esempio superando l’esame per la patente di guida. Francese, va a vivere per qualche mese con il suo compagno Sam e il loro figlio Kid in una zona del Colorado con un paesaggio spettacolare eppure familiare per via dei tanti film western visti insieme. Ma nonostante si sia già acclimatata al luogo grazie alla cultura popolare, è disorientata e tiene duro, “testarda e resistente”. Per quanto riguarda Kid, si adatta molto rapidamente. Anche Sam, al punto che la sua voce, “il tono, la gamma, tutto”, cambia, anche quando parla in francese con lei. La voce, le sue inflessioni, ciò che la scompone e ciò che la amplifica, la storia individuale e quella collettiva: tutto questo è discusso in otto racconti in prima persona, tentativi molto riusciti di trovare un timbro singolare per sette narratori e una narratrice. Ci sono immagini di primati che ricordano il tempo in cui i borborigmi e le “modulazioni vocali” dei nostri antenati non erano ancora un linguaggio articolato. Ci sono reperti della preistoria e simboli dei popoli amerindi, ai quali le canoe del titolo permettevano di comunicare. Ci sono anche uccelli che cantano. Ma non tutto è strettamente tematico e in alcuni passaggi la raccolta sa essere anche molto commovente. Meditazione sul tempo, Canoe colpisce per la densità della sua semplicità.
Raphaëlle Leyris,Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati