Dopo aver quasi chiuso la saga di Star Wars (prima di essere rimpiazzato da JJ Abrams per “divergenze creative” con la produzione), Colin Trevorrow chiude un’altra trilogia (Jurassic world) che lui stesso aveva inaugurato nel 2015. Ma chi si aspettava che stavolta il regista di Safety not guaranteed sarebbe stato lasciato libero di percorrere una strada più rischiosa rimarrà deluso. Trevorrow ha infatti usato la formula di JJ Abrams: poche sorprese, trama che arranca e soprattutto “sicurezza garantita”. Quattro anni dopo gli eventi del Regno distrutto (2018), esseri umani e dinosauri si dividono il pianeta, così come si dividono la scena i protagonisti della prima trilogia (Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum) e quelli della seconda (Chris Pratt e Bryce Dallas Howard). A mettere tutti dalla stessa parte (dinosauri compresi) c’è il fondatore della multinazionale Biosyn (Campbell Scott) che vuole controllare l’intera catena alimentare del pianeta. Come i due precedenti, anche questo Jurassic world sembra più l’attrazione di un luna park che un film, e non aiuta che per la maggior parte del tempo cerchi di capire quale storia vuole raccontare.
Mark Kermode, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati